Terremoto del 27 marzo 1638

Da Besidiae.
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Il terremoto del 27 marzo 1638, a Bisignano, viene descritto come violentissimo, veementissimo e disastroso. Secondo una fonte, la scossa principale si verificò alle 21:30. Un'altra fonte indica le ore 21 o le ore 22 italiane.

Il sisma causò crolli estesi in tutta la città. Crollarono oltre 300 edifici. Vennero segnalate 171 case cadute e 173 inabitabili. Anche le case situate dietro la chiesa di S. Bartolomeo furono completamente distrutte. Le case del vescovo e le mura della Cattedrale furono indebolite. Crollarono le mura e i torrioni del Castello. Crollarono i campanili svettanti delle chiese e dei conventi. La chiesa dei Ss. Quaranta Martiri fu distrutta, causando la morte del priore e di 517 persone. Anche il convento di Figline crollò completamente a causa di un terremoto datato al 1637, che potrebbe riferirsi a questo evento. Il convento dei Minori Riformati subì forti danni. La Cattedrale fu gravemente lesionata nei muri perimetrali. La chiesa dei Santi Pietro e Paolo crollò a causa di questo terremoto.

La popolazione fu in preda al panico a causa delle continue scosse. Molti abbandonarono le case e si rifugiarono nelle campagne e sulle alture. Si stima che il terremoto del 1638 in Calabria causò la morte di circa diecimila o più persone in tutta la regione. A Bisignano, sebbene alcune fonti non menzionino un numero preciso di vittime dirette del 27 marzo, è evidente che la distruzione portò a grandi sofferenze.

La decadenza di Bisignano nel periodo 1595-1669, caratterizzata da un forte regresso demografico, precipitò in seguito al terremoto del 1638. La ricostruzione fu molto lenta, con gli indigenti costretti a vivere in baracche e strutture fatiscenti per lungo tempo. Il terremoto contribuì a mettere in crisi l'economia locale, già provata dalla recessione demografica e dal fiscalismo spagnolo. Alcune terre non rendevano più perché senza coloni. Nel giugno del 1638, gli esattori del taglione ottennero un scomputo sulla somma dovuta a causa delle difficoltà seguite ai terremoti di marzo e giugno, al mancato guadagno dei cittadini, al declino dell'industria della seta e ai danni alle abitazioni.

In seguito al terremoto, la nobiltà e il clero di Bisignano proclamarono con una solenne cerimonia nella Cattedrale pericolante San Giuseppe, San Francesco di Paola, San Domenico, Sant'Antonio da Padova e San Filippo Neri come nuovi santi protettori della città.

Frate Umile da Bisignano aveva predetto il terremoto.

Il vescovo Giovan Battista de Paola annotò le difficoltà nel trovare uomini idonei per il "Battaglione" e la guarnigione della fortezza a causa della peste e del terremoto. Monsignor Sebastiani riparò i danni causati dal terremoto e costruì edifici per il clero e i poveri.

Dopo la scossa principale, il territorio fu interessato da uno sciame sismico imponente che si protrasse per diversi mesi, causando nuovi danni e terrore nella popolazione. In particolare, l'8 giugno fu una giornata ricordata per il forte terrore causato da nuove scosse, che sorprese molti in preghiera nella Cattedrale.

Fonti