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==[[Francesco Sansovino]], ''[[Ritratto delle più nobili et famose città d'Italia]]'', Venezia, 1575==
==[[Francesco Sansovino]], ''[[Ritratto delle più nobili et famose città d'Italia]]'', Venezia, 1575==


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BISIGNANO.
BISIGNANO.


Questa città è posta nella Calabria fra terra. Ella è situata sopra un colle con sette faccie, e nel mezzo vi è una fortissima rocca. Il suo territorio è bello e fruttifero, e molto accommodato per il vivere humano. Ella ha titolo di principato, percioche i principati del Regno sonno dieci. cioè il Principe d'Ascoli, di Evoli, di Melfi, di Molfetta, di Monte Ercole, di Squillaci, di Stigliano, di Sulmona di Venosa, e di Bisignano. Al presente il Principe di Bisignano Sanseverino è apparentato col Duca di Urbino.
Questa città è posta nella Calabria fra terra. Ella è situata sopra un colle con sette faccie, e nel mezzo vi è una fortissima rocca. Il suo territorio è bello e fruttifero, e molto accommodato per il vivere humano. Ella ha titolo di principato, percioche i principati del Regno sonno dieci. cioè il Principe d'Ascoli, di Evoli, di Melfi, di Molfetta, di Monte Ercole, di Squillaci, di Stigliano, di Sulmona di Venosa, e di Bisignano. Al presente il Principe di Bisignano Sanseverino è apparentato col Duca di Urbino.
==[[Giovanni Fiore]], ''[[Della Calabria illustrata]]'', Napoli, 1691==
[[File:Della_Calabria_illustrata_0.png|miniatura|Della Calabria illustrata]]
BISIGNANO.
I. Questa Città antichissima stà situata sul dorso di sette Colli, con ugual distanza divisi dal Monte (ove giace il suo forte Castello) si diramano, e su la cima di ciaschedun Colle, à guisa di Baloardi, stà situato un Convento di Religiosi. Fu edificata da un Capitano di Aschenez per nome Bescio, cui piacendo il Paese, per l'amenità, e bellezza dell'aere, e de'Campi, ne cominciò l'Edificio, che poi sopragiongendo Aschenez, pago del tutto, ne compì l'Edificio, chiamadolo ad onor del suo Capitano: Bescio, al sentire di Stefano a,venuta poi in potere de'Romani, la dissero Besidio: oggidì però, volgarmente, Bisignano.<br>
II. Barrio a, la vuole una delle Città Greche, edificata dagli Aussonj. Tito Livio b la numera fra le Città Brezzie, quali cedendo al tempo, passarono alla divozione di Annibale; ma poi divenuti più saggi, ripassarono alla già antica de'Romani sotto il Consule Gneo Servilio Cepione, scrivendo che era nelle Terre de'Brezzj. Quest'è il tutto, che abbiamo di questa Città ne'tempi del Gentilesmo: Certamente assai poco di una Città, tanto antica, quanto Illustre in ogni affare.<br>
III. Ne'secoli della Grazia fin da principio abbracciò la Fede Cristiana, e divenne Sedia Vescovale: onde è che'l suo primo Vescovo intervenne al Concilio Romano sotto Papa Zaccaria l'anno di Cristo 743. Si ritrova questa [[Chiesa Cattedrale, Santa Maria Assunta|Cattedrale]] di bella, e magnifica struttura sotto il Titolo della SS.Vergine Assonta; ma senza Canonici, formandone il suo Capitolo 40.RR.Sacerdoti, con le solite Dignità, con pingui rendite, per esser anche il suo Vescovo Barone di S.Sofia; che perciò trasse i Normanni à soggiogarla sù le prime, nel 1056.<br>
IV. Viene ornata da bellissime Chiese, e Palaggi; da 14. Parrocchie; da sei Ven.Monasteri di RR.Religiosi, Domenicani, Cappuccini,Reformati, Paolani, del Terz'Ord.di S.F. e delle Scole Pie; Come da più Confraternità; da più Monti della Pietà, e finalmete da due Ospidali. Il suo Territorio (qual si distende in amene, e spaziose Capagne) abbonda di Frumenti, Vini, Ogli, Seta, Lana, Lini, Canape, Manna, Carne, Latticini, con ogn'altra cosa necessaria al vivere Umano; gran copia di Armenti, Razze di generosi Cavalli; le sue Montagne di deliziose Caccie di Quadrupedi, e Volatili, I suoi Fiumi Crate, e Moccone, copia di Pesci, Trotte, ed Anguille. Che però ne scrisse il Francicano: ''Affluit, et scaturiginibus Aquarum fiunt, et Panni Frandinei. Hìc figulina nobilia fiunt, omnis generis. Fiunt, et cultrui inter alia ferramenta non ignobilia; fit, et Oleum optimum, fit Xylon, et Sesama, legitur Manna. Inter Hortensia laudantur Pepones, fiunt Lina non vulgaria: Est proterea Ager hìc frugifer.''<br>
V. Viene celebrata per la nascita de'suoi Uomini Illustri, come di Androneo, Federico, Goffredo, e Rinaldo suoi Vescovi; di Giuseppe Caro, Benedetto, e Giacinto SanGermano, quello Vescovo di Ruvo, e questi di Husco, di Vicenzo, ed Ascanio Ferrari, Gio:Maria Aquilano, e Gio:Battista di Fede; e sopratutti di Bernardo, e Ruffino Ferrari, Capuccini di Virtù commendale; di Fr.Umile, e B.Martino Minori Osservanti; e del B.Proculo Basiliano. Con le seguenti Famiglie Nobili. Alimeni. Alitti. Boscarelli. Carusi. Catapani. Cosentini. Fasanella. Fede. Gaeta. Gioppa. Granati. Locchi. Lotte. Luzzi. Madotti. Martini. Pisa. Rende. Rogliani. Rossi. Solima. Trentacapilli. Ventre. Zazzi, e da altri.<br>
VI. Tributa al Regio Erario per mille Fuochi, e gode il Titolo di Principato, per la Famiglia Sanseverina, Primo Barone del Regno, col Grandato di Spagna: Oggidì vivente D.Carlo, VIII. Principe, il quale per generosità, e pietà Cristiana, trà suoi Antenati in ogni Virtù maravigliosamente risplende.<br>
Nè molto da lungi trà i due Fiumi Ifauro e Crate, s'incontra.





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Francesco Sansovino, Ritratto delle più nobili et famose città d'Italia, Venezia, 1575

Ritratto delle più nobili et famose città d'Italia

BISIGNANO.

Questa città è posta nella Calabria fra terra. Ella è situata sopra un colle con sette faccie, e nel mezzo vi è una fortissima rocca. Il suo territorio è bello e fruttifero, e molto accommodato per il vivere humano. Ella ha titolo di principato, percioche i principati del Regno sonno dieci. cioè il Principe d'Ascoli, di Evoli, di Melfi, di Molfetta, di Monte Ercole, di Squillaci, di Stigliano, di Sulmona di Venosa, e di Bisignano. Al presente il Principe di Bisignano Sanseverino è apparentato col Duca di Urbino.

Giovanni Fiore, Della Calabria illustrata, Napoli, 1691

Della Calabria illustrata

BISIGNANO.

I. Questa Città antichissima stà situata sul dorso di sette Colli, con ugual distanza divisi dal Monte (ove giace il suo forte Castello) si diramano, e su la cima di ciaschedun Colle, à guisa di Baloardi, stà situato un Convento di Religiosi. Fu edificata da un Capitano di Aschenez per nome Bescio, cui piacendo il Paese, per l'amenità, e bellezza dell'aere, e de'Campi, ne cominciò l'Edificio, che poi sopragiongendo Aschenez, pago del tutto, ne compì l'Edificio, chiamadolo ad onor del suo Capitano: Bescio, al sentire di Stefano a,venuta poi in potere de'Romani, la dissero Besidio: oggidì però, volgarmente, Bisignano.
II. Barrio a, la vuole una delle Città Greche, edificata dagli Aussonj. Tito Livio b la numera fra le Città Brezzie, quali cedendo al tempo, passarono alla divozione di Annibale; ma poi divenuti più saggi, ripassarono alla già antica de'Romani sotto il Consule Gneo Servilio Cepione, scrivendo che era nelle Terre de'Brezzj. Quest'è il tutto, che abbiamo di questa Città ne'tempi del Gentilesmo: Certamente assai poco di una Città, tanto antica, quanto Illustre in ogni affare.
III. Ne'secoli della Grazia fin da principio abbracciò la Fede Cristiana, e divenne Sedia Vescovale: onde è che'l suo primo Vescovo intervenne al Concilio Romano sotto Papa Zaccaria l'anno di Cristo 743. Si ritrova questa Cattedrale di bella, e magnifica struttura sotto il Titolo della SS.Vergine Assonta; ma senza Canonici, formandone il suo Capitolo 40.RR.Sacerdoti, con le solite Dignità, con pingui rendite, per esser anche il suo Vescovo Barone di S.Sofia; che perciò trasse i Normanni à soggiogarla sù le prime, nel 1056.
IV. Viene ornata da bellissime Chiese, e Palaggi; da 14. Parrocchie; da sei Ven.Monasteri di RR.Religiosi, Domenicani, Cappuccini,Reformati, Paolani, del Terz'Ord.di S.F. e delle Scole Pie; Come da più Confraternità; da più Monti della Pietà, e finalmete da due Ospidali. Il suo Territorio (qual si distende in amene, e spaziose Capagne) abbonda di Frumenti, Vini, Ogli, Seta, Lana, Lini, Canape, Manna, Carne, Latticini, con ogn'altra cosa necessaria al vivere Umano; gran copia di Armenti, Razze di generosi Cavalli; le sue Montagne di deliziose Caccie di Quadrupedi, e Volatili, I suoi Fiumi Crate, e Moccone, copia di Pesci, Trotte, ed Anguille. Che però ne scrisse il Francicano: Affluit, et scaturiginibus Aquarum fiunt, et Panni Frandinei. Hìc figulina nobilia fiunt, omnis generis. Fiunt, et cultrui inter alia ferramenta non ignobilia; fit, et Oleum optimum, fit Xylon, et Sesama, legitur Manna. Inter Hortensia laudantur Pepones, fiunt Lina non vulgaria: Est proterea Ager hìc frugifer.
V. Viene celebrata per la nascita de'suoi Uomini Illustri, come di Androneo, Federico, Goffredo, e Rinaldo suoi Vescovi; di Giuseppe Caro, Benedetto, e Giacinto SanGermano, quello Vescovo di Ruvo, e questi di Husco, di Vicenzo, ed Ascanio Ferrari, Gio:Maria Aquilano, e Gio:Battista di Fede; e sopratutti di Bernardo, e Ruffino Ferrari, Capuccini di Virtù commendale; di Fr.Umile, e B.Martino Minori Osservanti; e del B.Proculo Basiliano. Con le seguenti Famiglie Nobili. Alimeni. Alitti. Boscarelli. Carusi. Catapani. Cosentini. Fasanella. Fede. Gaeta. Gioppa. Granati. Locchi. Lotte. Luzzi. Madotti. Martini. Pisa. Rende. Rogliani. Rossi. Solima. Trentacapilli. Ventre. Zazzi, e da altri.
VI. Tributa al Regio Erario per mille Fuochi, e gode il Titolo di Principato, per la Famiglia Sanseverina, Primo Barone del Regno, col Grandato di Spagna: Oggidì vivente D.Carlo, VIII. Principe, il quale per generosità, e pietà Cristiana, trà suoi Antenati in ogni Virtù maravigliosamente risplende.
Nè molto da lungi trà i due Fiumi Ifauro e Crate, s'incontra.


Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, Napoli, s.n., 1703

Il Regno di Napoli in prospettiva.png

DI BISIGNANO
Comparisce situata quest'antichissima Città su'l dorso di sette colli, che con ugual distanza, divisi dal Monte, ove siede il suo forte Castello, si diramano; rappresentando la figura d'una stella, e sù la punta di ciaschedun colle, tiene un Convento di Religione di Mendicanti quali fortissimi Bastioni.
È fama che la fondasse Ascanel Pronepote di Noè, figliuol di Gomer, che dopò l'edificatione di Regio Giulio, mandò un suo Capitano per nome Bescio, al quale piacendo l'amenità de' Colli, bontà dell'Aria, e fertilità del Paese, ne cominciò l'edificio; sopragiungendo poi Ascanel, pago del tutto, finì d'edificarla, & ad honore del Capitano chiamolla Bescia. Al sentir di Stefano, e d'altri antichissimi Autori, vogliono che fosse stata una delle Città Greche, opera de gli Ausonii, così il Barrio Storico Francescano. Mà Beroso Caldeo e la Cronistoria del Tomei stiman, che fosse stata edificata dal sudetto Ascanel Pronipote di Noè, l'anno della Creatione del Mondo mille, e novecento.
A tempo della Republica Romana si chiamava Besidie, dopò Beretra, & ultimamente Bisignano, sicome leggiamo presso Antonio nell'Itinerario dal corrotto vocabolo Besidiano detta Bisignano. Tito Livio nel libro decimo la numera frà le Città Bretie di prima riga, che passarono ad Annibale, e nel settimo sente, che tutte le dette Città mandarono due Fratelli nobilissimi, l'uno Vibio, e l'altro Fattio al Console Gneo Servilio Scipione, e ripassarono all'antica già devotione de' Romani cò medesimi patti, cò quali erano stati ricevuti i Lucani. Tutto ciò comprova, e dagli accennati Autori, e da Pomponio Mela, da Dionisio Afro, e dal Barrio.
È Padrona d'una grandissima pianura, che si difende dal suo meriggio, e propriamente dal Fiume Moccone verso Tramontana. È posta nell'ombellico della Citerior Calabria. Il Mar Tirreno è al suo Ponente, e'l Jonio all'Ostro: Possiede la più fertil parte della Provincia, girando il suo Territorio da settanta miglia, ed havendo compendiato tutto, di che abbonda la Provincia pieno di amenissime Valli, & Oliveti, vezzosissimi Colli, non meno grati à Bacco, e Cerere, che à Pomona; limpidissimi fonti; pianure fecondissime, non meno alle delitie, che al viver humano necessarie.
Dall'Occidente gode il famosissimo Fiume Crate, che quasi un Mare le tributa quantità incredibile di Pesci, frà quali Cefali saporitissimi, siccome il Fiume Moccone, Trotte, & Anguille esquisitissime. Alla sua Tramontana, e parte d'Orizonte il piccolo Fiume Uglia anche pescosissimo, ove s'unisce col Grisolone, pieno di Cancri, e Tartarughe.
Il Territorio abonda di Grani, Vini, Ogli, Legumi in quantità grande, che ne provede l'altre parti, e sono stimati i più perfetti. Lini, Canape, oltre alla quantità grande delle Sete; Vi nasce la Manna di tutta perfettione. Vi sono grossissimi Armenti, che somministrano in copia Carne, Latticinii, e Lane; Razze di generosissimi Cavalli; Caccie abbondantissime d'ogni sorte di quadrupedi di tutte specie d'Uccelli, e particolarmente quella di Tordi, e Beccafichi.
Il suo antichissimo Castello, che stà su'l monte in mezzo alla Città, coronato di Merli, mezze lune, e Baloardi, si rende non men bello à riguardanti, che forte alle oppugnationi, e lasciando da parte l'antiche guerre trà Romani, e Cartaginesi, nè secoli più moderni l'Angioini, & Aragonesi n'hanno fatto sede. Si chiama la Motta e tiene una Chiesa molto vecchia sotto nome della miracolosa Vergine della Motta, che fù ne' passati secoli con titolo d'Archimandrita della Religion Basiliana, e ne gode i Privilegii.
I nomi de' Quartieri posti in dette Colline sono il Quartiere della Piazza con il Borgo di Piano: Sant'Andrea, che altri chiamano la Cittadella, per esser la prima parte edificata della Città, San Zaccaria, San Pietro, Santa Croce, la Giudeca, e San Simone; e perche la Città stà tutta situata sopra le Colline eminenti, ella non hà mura, nè porte. mà qualche fortificazione all'antica ne' luoghi da dove si entra.
Possiede la dignità Vescovale antichissima fin da' primi secoli della gratia, & il primo Vescovo, del quale s'hà memoria (dicendo il Cardinal Baronio nel Tomo, che fà de' Vescovadi, che non conoscono Metropolitano, mà sono immediatamente soggetti alla Santa Sede Romana) fù Andronio, che intervenne al Concilio Romano in S.Pietro nel tempo di Papa Zaccaria l'anno di Christo sette cento quaranta trè, ò quattro mila scudi, viene annoverata frà le Chiese insigni d'Italia. Il suo Vescovo si titola Barone del Casale di S.Sofia.
Ella però si vede priva dè Canonaci fin' dall'anno 1339, quando fù commesso crudele attentato contro la vita di Monsignor Federico, nel Pntificato di Benedetto Duodecimo, siccome scrive il Cardinal Baronio; mà il suo Capitolo vien formato da quaranta Preti, che debbon esser nativi della Città, frà quali vi sono otto dignità co' Rocchetti, e le mozzette di Tabio ondato di color paonazzo, trapuntate con seta cremesina, delle quali la prima è l'Archidiaconato; Quattordici Parochi havendo ogni Quartiero, due cure con divisa contradistinta dalle dignità. Quando muore un Prete di quello numero, se gli sorroga un'altro, che sia pur nativo della Città, il più antico ordinato con molte altre conditioni, e per voti segreti di bussola. Hà il Capitolo d'entrate ordinarie due mila scudi, mà prima era il doppio, siccome era quella della mensa Vescovale; & è da notarsi, che trà questa, e l'altro si possedono da settanta mila tumola di terra, conceduti dalla pietà de' Serenissimi Regi Napolitani, Normanni, Angioini, con Feudi di Grotile, Armocelo, e Serra longa proprii del Capitolo. Vi hà quantità de' beneficii semplici di rendita non ordinaria, e di varie Famiglie Nobili della Città.
Viene arricchita di sontuosi Conventi, siccome de' PP. di S.Domenico, sotto il titolo della Santissima Annunciata, ove frà molte degne Reliquie si serba il Dito di S.Pietro Martire, co'l quale scrisse il Credo in terra, quando fù martirizzato. Vi è l'antichissimo Convento di S.Francesco d'Assisi, che veramente è un Santuario sì pe' PP. di Santa vita, c'hà nodrito, & attualmente mantiene, che è un Tesoro de' Corpi di Santi Martiri, de' quali tiene arricchita la Chiesa, co'l superbo Altare del Santissimo Crocefisso, come per la sua bellezza, e grandezza può honorare ogni Città. Vi sono i Frati Capuccini in luogo ameno, che godono la più perfett'Aria della Città. I Padri di S.Francesco di Paola con nobilissima Chiesa, e Reliquia di detto Santo. I Padri del Terz'Ordine di S.Francesco con un Convento de migliori della Provincia, Chiesa devotissima, e bella, detta S.M. della Grazia. Vi è un Collegio dè Padri delle Scuole Pie di fabrica non meno moderna, che bella. Otto miglia lontano dalla Città il Convento antichissimo di S.Adriano' de' Monaci di S.Basilio Magno di rito Greco, di fama grande tanto per duecento Monaci che vi habitavano,che pe' miracoli, e per la stanza di S.Nilo, e d'altri Servi di Dio, così della Città, che d'altre parti della Provincia.
Vi sono due Hospedali con rendite riguardevoli, l'uno detto della Santissima Annunciata nel quartiero di S.Croce, l'altro di S.Catarina nel Borgo di Piano, che somministrano à gli ammalati quanto fà loro di bisogno co' Medici salariati. Due Monte de' Morti nel Convento de' Padri Domenicani, & un'altro nella Chiesa Catedrale. Vi si contano sei Confraternità, una della Santissima Concettione, che è de' Nobili del Seggio, e fà trè maritaggi l'anno di Vergini native della Città di Padre, e Madre honorati; Quell'ancora del Santissimo Sagramento di S.Zaccaria; così anche il Santiss. Sagramento della Piazza, e Confraternità di S.Caterina con dote sufficiente.
I suoi Cittadini hanno sempre fiorito nella Religione, nell'Armi, nelle Lettere, nelle Dignità Ecclesiastiche. Nella Religione di S.Basilio, il Beato Procolo discepolo di S.Nilo, il cui corpo stà sepellito nel Convento di Grotta ferrata dell'istess'Ordine, non meno chiaro per i miracoli, e santità della vita, che delle lettere, e d'una carità di vero discepolo di Christo; oltre molt'altri, che si leggono nella vita dello stesso S.Nilo. Il Beato Martino di Bisignano de' Padri Minori di S.Francesco, specchio della vera osservanza, il di cui corpo si custodisce nel Convento d'Ajello dello stesso Ordine. A' tempi nostri hà vissuto l'estatico servo di Dio Frate Humile del medesim'Ordine, portento de' miracoli, che morì alli ventisei di Novembre l'anno di Christo 1637. il quale si procura beatificarsi, assistendo perciò in Roma il P. Frà Berardino di Bisignano della nobil Famiglia de' Locchi, huomo non meno chiaro per le lettere sacre, che di vita esemplarissimo, e sopra tutto specchio di vera humiltà Religiosa, oltre à molti altri dell'istess'Ordine, che per brevità si tralasciano.
In questo tempo hà vissuto frà Padri Capuccini, il gran servo di Dio Frà Ruffino di Bisignano della Nobil Famiglia de' Ferrari, hoggi estinta, e il Padre Fra Bernardo dell'istessa Religione, Famiglia e Città, huomo di virtù singolare.
Nelle dignità Ecclesiastiche hà prodotto Figliuoli questa Città decorati della Mitra Vescovale in numero grande, siccome nell'anno 1295. Monsignor Guglielmo Archidiacono primo della Catedrale, e poi Vescovo della medesima, che morì l'anno 1315. Monsignor Federico, Canonico dell Catedrale, e poi Vescovo di Cassano, & ultimamente di Bisignano, nell'anno 1331. Monsignor Nicolò, che da Canonico della Catedrale, fù eletto di essa Vescovo consegrato in Avignone dal Cardinale Andolfo Vescovo Albanense, e dopò da due anni, Vescovo della Città di Nola. Nel 1487. Monsignor Goffredo, che da Archidiacono della Città, sotto il Pontificato di Papa Innocenzo Ottavo venne promosso. Fiorì Berardo Cittadino, e Vescovo della medesima Città, rimettendoci al più, che ne racconta negli annali il Cardinal Baronio, à nostri tempi Monsignor Giuseppe Caro Vescovo nella Città di Ruvo, di famiglia patritia, hoggi estinta, Giurista nel Canonico, e nel Civile insigne, creato da Papa Alessandro Settimo, siccome da questo medesimo Pontefice Monsignor Giacinto della Nobil Famiglia San Germano, hoggi vivente Vescovo di Nusco.
Nelle Lettere sono stati illustriAscanio Ferrari, Vincenzo, e Gio: Maria Aquilano Giurisconsulto, che stampò l'opere sue in Venezia nel fine del secolo passato. Nella Filosofia, e Astrologia sono stati insigni Giulio Cesare Martini di Famiglia Patritia, e D.Francesco suo figlio anche dottissimo Giurista. Gio: Battista di Fede, Vespasiano Granata, e Fabritio Cosentino di Famiglie Patritie, sono stati Protettori della Cosmografia, & Historie sagre, e profane. Nelle quali hoggi risplende il Dottor D. Onofrio Rogliani, à nessuno secondo, delle altre scienze peritissimo, e della medesima Città degno Patritio.
Nell' Armi hà fiorito sempre ne' passati secoli, mà in particolare à tempo, che la Religione Gierosolimitana haveva il Convento nell'Isola di Rhodi Frà Ruggiero Luzzi Cavaliero di gran valore; Nel 1592. nell'istessa Religione in Malta risplendea Frà Mario Luzzi, prevenuto da morte immatura in età di ventuno anno. In quel tempo Frà Pietro Gaeta della istessa Religione, che accoppiò con l'armi una vita esemplare di Chistiano, e fù fondatore della riforma di detta Religione. Matteo Granata di Famiglia Patritia, non meno illustre per le buone lettere, che per la militia, Capitano de' Fanti, morì sotto Bergamo d'una Cannonata, combattendo la Fortezza della Cappella, e servendo il Cattolico Rè D. Ferdinando d'Aragona, Avo dell'Invittissimo Imperator Carlo Quinto. Ottavio Cosentini, e Pompeo Cosentini di Famiglia Patritia Capitani de' Fanti Italiani, in Milano sotto il Duca d'Isernia, si sono portati in servitio del Rè, con fedeltà, e valor singolare in questo corrente secolo. Così nella Patritia Famiglia de Rogliani ultimamente hà vissuto Pietro Rogliani Capitano di una Squadra di Vascelli, sotto l'Almirante Scaramp, e D. Gio: Rogliani suo Fratello, Cavaliero dell'Ordine di S. Giacomo, regnando l'Invittissimo Monarca Filippo Quarto.
La Città è divisa in trè ordini d'habitatori, il primo è de' Nobili di Seggio, che fino dalla Repubblica Romana vantano antichità, e godono atti positivi d'honori per una chiara Nobiltà, siccome di Feudi rustici, e nobili. Così nell' Alimena la Terra di Pietra paula, & altre, & il Marchesato dell'Alimena in Sicilia. La Famiglia de' Luzzi nel 1261. la Terra delli Luzzi sotto Matteo, e Gargano Luzzi, decorati di molt'altri Feudi rustici, e rendite nel Vallo di Crate dalla Regina Giovanna Prima, e doppo nell'anno 1592. Pietro Antonio dell'istessa Famiglia Luzzi; la Famiglia de' Rendi hà posseduto le Terre di Roseto, Marmando, San Basile, e S. Lauro; la Famiglia de' Loise è stata padrona de' Casali di Baccarizzo, e della Macchia. Il suo Seggio non ammette Famiglia veruna, senza ordine di Sua Maestà, ò del Sagro Regio Consiglio, e dee passar per voti segreti di Bussola, nemine discrepante, con molte altre circostanze, e strettezza, in conformità de' Capitoli di detto Seggio. Il second'ordine è de' nobili viventi, decorati con Capitani, Dottori, e Matrimonii cospicui.
Nel terzo ordine viene tutto il Corpo della Città, la quale abbraccia nel suo fruttifero Territorio diversi Casali. Ubbidì primamente Bisignano all'Imperio di Roma, e di Grecia, quindi à Regi Napolitani, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, e Spagnuoli, fù conferita da Ferdinando Primo l'anno 1461. A Luca Sanseverino Duca di San Marco, Figliuol di Antonio Conte di Corigliano, come à suo parente.
Principe hoggi di questa è D. Carlo VIII. S. Severino, il qual s'intitola Conte dell Saponara, e di Chiaramonte, Signore della Casa S. Severina, Grande di Spagna, unito in legame di Matrimonio con Donna Maria Fardella de' Principi di Paceco, Dama Siciliana. Le sue rendite si stiman almeno di quindeci mila ducati. Nella Terra di Altomonte, quattro miglia discosta possiede le Saline, ò pietre di sale; ove in un gran Reliquiario, da' Padri Predicatori, si serba una Coscia molto grossa di S. Gio: Crisostomo, la Testa di un Apostolo del Signore: del Latte della B. V. de' Capelli di Santa Maria Maddalena, & altro assai raro. L'antica possanza di questa Famiglia Sanseverina stà ben nota presso Scipione Ammirato, e nelle storie più fedeli. E' rampollo Regale de' Normanni, degl' Inglesi, ò degli Ongari: discesa con Bernardo in Italia da' Galli, forsi con Ugo Nipote di Carlo il Grande, nel nono secolo del Sign. . Porta per Impresa una Fascia rossa, e per Cimiero due Corna di Bue. Conta più Porpore Cardinalitie, mostra diversi Matrimoni Regali, attinenze Pontificie, e co' Sovrani di Urbino, di Massa, e di Mantova. Hà prestato servigi, e meritato i Grandati da' Monarchi Austriaci, arrolando in persona di Ferrante XIII. Conte di Marsico, contro Francesco I. Rè di Francia, mille dugento Pedoni, e sessanta huomini d'Arme tutti suoi Baroni, e Vassalli Nobili. Accompagnò Carlo V. con pompa nella sua Coronatione in Bologna: gli diè alloggio splendido ne' suoi Stati nel ritorno da Tunisi, e in Napoli convitollo nel sontuoso Palazzo, hoggi tempio de' Padri Giesuiti,, della Casa Professa, acquistato per quarantacinquemila scudi.
E in vero, autorevole apparve già, col possesso di cinque Città in Calabria, Bisignano, Mileto, Strongoli, S. Marco, e Rossano, e ventotto Castelli, Corigliano, Acri Altomonte, Castrovillari, UrsoMarzo, la Saracina, Malveto, li Luzzi, Rose, Roggiano, Tarsia, Terranova, Trebisaccie, Casalnuovo, Marano, Normanno, Abatemarco, Grisolia, Belvedere, Sanguineto, Bonifati, Renda, S. Agata, Scalea, Belcastro, Turito, Fiume freddo, e Martirano. In Basilicata quattro Città, Potenza, Matera, Tricarico, e Venosa, e quattordeci Castelli, Miglionico, Albano, Calciano, Crachi, Chiaromonte, Senisi, la Rotonda, Tursi, Latronico, Montescaglioso, Lavria, Loreto, Santo Chirico, e Vigianello. In Terra di Bari due Città Ruvo, e Conversano, e il Castello di Terlizzi. In quella d'Otranto una Città Nardo, e tre Castelli S. Pietro in Galatina, Soleto, e Bagliano. In Principato quattro Città, Marsico, Capaccio, Amalfi, Salerno, e sette Castelli, la Saponara, Corneto, Roscigno, Fileto, S. Severino, Campora, e Montuoro. Nella Campagna Felice due Città, Cajazzo, Caserta, e il Castel di Somma. Di più, nel Marchesato di Saluzzo, il Feudo di Gualfinata, e nelle Spagne il Real Ducato di Villaermosa, recato in dote à Roberto, da Maria d'Aragona nipote del Rè Fernando, e figliuola di Alfonso. Si che in un tempo, e in tre Personaggi de' suoi, contava Feudi, partiti in quattro Signorie, venti Contadi, fei Ducee, e due Principati. Dalla sola Seta riscuoteva sessanta mila ducati l'anno, e dell'officio di Contestabile proficuo all'ora, cento mila.
S. Francesco di Paola scrivea ad Serenissimum Principem Bisiniani.
Rogiero Conte di Marsico inviato al Rè di Gierusaleme dal Rè Carlo I. di Angiò, mandò alla sua Terra della Saponara in donativo il pretioso Sangue di Christo, che fino ad hoggi nel Venerdì Santo, si vede liquefare, e bollire.
Sono le Famiglie Nobili del suo Seggio gli Alimena, Alitti. Boscarelli, Benestanti, Carusi, Catapani, Cioppa, Cosentini d'Andrea, Fasanella, Fede, Gaeta, Granati, Locchi, Loise, Luzzi, Madotti, Martini, Pisa, Roda, Rogliani, Ronde, Rossi, Solima, Trenta Capilli, Ventre, Zazzi.


Cesare Orlandi, Delle Città d'Italia e sue Isole adiacenti, Perugia, Stamperia Augusta, 1774

Delle Città d'Italia e sue Isole adiacenti.png

E' Situata l'antichissima di BISIGNANO nel Seno della Calabria Citeriore quasi in egual distanza dal Mare Jonio, e Tirreno; riguardando Ella dalla parte di Tramontana la Città di Corigliano nell'Adriatico, e da quella di Ponente la Città di Paola nel Mediterraneo. Dalla prima è distante circa miglia diciotto, e dalla seconda circa miglia ventiquattro. Siccome miglia sedici e lontana dalla Città di Cosenza capo della suddetta Provincia di Calabria Citra. Essa Città di Bisignano è collocata sul dorso di sette Colli, in mezzo de' quali sù d'un Monte molto elevato è stato un gran Castello, che presentemente è tutto diruto, e se ne veggono appena i miseri avanzi. Diedesi alla divozione di Annibale, come tutte le altre Città de' Brutii. Ritornò indi alla fede Romana per mezzo del Console Gneo Servilio Cepione, e passò alla divozione di Roma con le medesime condizioni, che ammessi furono i Lucani.
Ignorasi la vera origine di questà Città, che latinamente dicesi Besidia da Tito Livio nel numero del più Besidiae. Stefano scrive essere stata edificata dagli Ausonii. Non si sa parimente da chi, e quando sia stata fatta Città. Ritrovasi bensì ornata della Dignità Vescovile fino da' primi secoli della Chiesa, e vi è memoria, che Andronio di lei Vescovo intervenne al Concilio Romano sotto il Pontificato di Zaccaria, nell'anno della Grazia 743. I Vescovi di Bisignano non riconoscono Metropolitano; ma appartengono immediatamente alla Santa Sede Apostolica, come dal Registro di Celestino III.
Lo Stemma di detta Città rappresenta un Cavallo sfrenato fra due monti nell'atto di saltare in aria, co' due piedi dinanzi.
La Campagna di Bisignano è vasta, deliziosa, e fertile, arborata per lo più di Quercie, Olive, Vigne, e d'Alberi fruttiferi d'ogni sorte; come anche di Gelsi per nudrire i Bachi da seta. Tiene pianure molto ampie, ed amenissime Valli, e Colline grate non meno a Bacco, ed a Pomona, che a Cerere. Ha de' Boschi per diletto, e per l'utile della cacciagione, tanto de' Volatili, quanto de' Quadrupedi. Viene detta Campagna irrigata da varj Fiumi, il principal de' quali è dalla parte d'Occidente il famoso Crati che tributa alla Città quantità incredibile di Pesci. Quindi videsi il fertilissimo Terreno di questo Paese abbondante di Grano, Vino, Olio molto stimabile per la buona qualità, di frutti d'ogni spezie, di qualsisia altra cosa all'Uman vivere non sol necessaria, ma pur anche utile, e dilettevole, talmente che, per rapporto alla grandezza, e fecondità della Campagna, nulla affatto manca, nè ci ha cosa in qualunque genere da desiderare.
La Città è pochissimo popolata perchè in molte parti distrutta; onde assai scarseggia di Gente; sì rusticana per la cultura de' Campi, e custodia degli Armenti, come di gente Urbana per esercizio delle Arti; da quale mancanza di Artefici, d'Agricoltori, Pastori, e Bifolchi deriva un grande incomodo agli abitanti, e notabile detrimento delle Derrate, e rendite delle Chiese e delle Famiglie benestanti di essa Città.
Quanto agli Edifizi non si vede presentemente cosa rimarcabile, eccetto il Duomo, il Palazzo Vescovile, con la copiosa Pubblica Libreria, ed il nuovo Seminario fra detto Duomo, e Palazzo, che in questi Paesi meritano l'attenzione de' Forestieri, e Viaggiatori. Gli accennati Edifizj sono disgiunti, ed alquanto distanti dal più abitato, e vi si passa per un Ponte di Fabbrica. La Chiesa Cattedrale è grande, maestosa, riccamente ornata, e per ogni verso bellissima. Il Palazzo Vescovile è stato con nuove benintese Fabbriche ampliato, e notabilmente abbellito dall'odierno Vescovo Monsignor Don Bonaventura Sculco Patrizio Cotronese, dal quale è stata ancora in un braccio nuovamente fabbricato d'esso Palazzo eretta, e fondata con somma profusione di denajo la molto stimabile Biblioteca da esso lui destinata, ed aperta all'uso pubblico non solo di questa Città, ma de' convicini paesi ancora. Rendesi considerabile detta Biblioteca per i Plutej, o sieno le Scanzie, di squisiti legni lavorati da eccellente Artefice; per il numero de' Libri in ogni facoltà, e tutti scelti con qualche discernimento, ritrovandosi tutti capi di Opere, e de' migliori Autori in tutte le Scienze, ed Arti, ed in tutte le lingue; e finalmente per un bel Museo di Macchine di Medaglie, ed altri Monumenti, che possono servire allo studio dell'Antichità.
Dal medesimo odierno Vescovo è stato dai fondamenti eretto il nuovo, grande, e sontuoso Seminario attaccato alla Chiesa Cattedrale, ed al Palazzo Vescovile; ed un tale Edifizio rendesi molto stimabile per la bellezza, ed esattezza singolare del disegno formato da un'eccellente Architetto, ed eseguito con la spesa di molte migliaja di scudi. Tanto sulla Porta maggiore di esso Seminario, quanto fu quella della Libreria s'ammirano ben incise l'elegantissime Iscrizioni composte dal rinomatissimo Dottore Giovanni Lami, e dal Cav. Don Giuseppe Galzerano celebre Letterato della Città di Catanzaro.

Sono stati illustri nella Santità il Beato Proclo Basiliano, di cui nella vita di San Nilo diffusamente si parla. Il Beato Martino de' Minori di S.Francesco, il corpo del quale riposa in Ajello. Il Beato Arcangelo dell'Ordine de' Minimi. Il Paroco Marc' Antonio Solima celebre per la Santità della Vita, e per lo Spirito di Profezia. Il Padre Bernardino da Bisignano Cappuccino chiarissimo per la pietà, e per la dottrina, oltre il Padre Ruffino Ferrari seniore dell'istesso Ordine, che morì nel 1637. e l'altro Padre Ruffino pure Cappuccino, che volò in Cielo nel 1735. l'elogio de' quali si ritrova descritto nel secondo Tomo del Libro intitolato la Calabria illustrata dal Padre Gio. Fiore; oltre molti altri Cittadini, ed in particolare il Venerabile servo di Dio Umile da Bisignano Minore della più stretta Osservanza Laico, che nel secolo si chiamò Luca Antonio Pirozzo celeberrimo per la santità, e pel dono della Profezia, e de' Miracoli. Riposò nel Signore l'anno 1637. ed il di lui Corpo ritrovasi nella Chiesa de' Padri Riformati della medesima Città di Bisignano. Di detto Venerabile Servo di Dio Umile da Bisignano pende nella S.Congregazione de' Riti la Causa della Canonizzazione.
Nelle Lettere si segnalarono Gianfrido Solima famoso Giureconsulto de' suoi tempi, e fu anche Vescovo di questa Città. Il Padre Agostino de' Benedictis dell'Ordine de' Minimi, Peleo Prezio ed altri.
Nell'Armi, e nel valor Militare si contano i Cavalieri dell'inclita Religione Gerosolimitana Mario Luzzi, Pietro Gatta de Varavallis.
Al presente fiorisce in qualche maniera la Letteratura, particolarmente nel Ceto degli Ecclesiastici; tra' quali merita il primo luogo Don Domenico Cassano Tesoriere della Cattedrale, che oltre d'essere eccellentissimo nell'Arte Medica, essendo tenuti a gran pregio i suoi Consulti, anche nella Capitale, si può dire, che abbia ancora una piena sufficiente cognizione di quasi tutto lo scibile. Egli è dotato di una memoria fecondissima, che venendo accompagnata da indefessa applicazione, e da un fino discernimento, non vi è cosa la più difficile, ed oscura, di cui non discorra, e non iscriva con pulizia, e con franchezza, essendo il suo stile in ambedue le lingue latina, e italiana assai netto, ed elegante.
Di egual merito, ma più esposto al pubblico è Don Niccolò Canano di lui Fratello Germano, che avendo fatto i suoi primi studj sotto ottimi Maestri in Napoli, ed in Roma, dandosi poi in tutto ai Legali, meritò d'esier iscelto da Benedetto XIV. di gloriosa, ed eterna memoria, per Uditore della Nunziatura de' Svizzeri, ed ora esercita l'altra carica d'Uditore del Maggior Domo del Palazzo Apostolico con sommo applauso, e lode.
Le Famiglie Nobili, che attualmente esistono sono: Alojsio = Afflisio = Aletto = De Angelis = Boscarelli = Catapane = Fasanella = Gallo = Gaeta = Gioppa = Granata = Luzzi = Madotti = Martino = Pisa = Rende = Rossi = Solima = Trentacapilli =
Appartenente alla Diocesi, e nelle vicinanze di Bisignano esiste la Terra di Acrì, la quale si è renduta in questi ultimi tempi celebre, come fortunata Patria del P. Angiolo di Acrì Cappuccino, morto il dì 30. di Ottobre dell'anno 1739., e di cui si stà ora trattando in Roma la Causa della Beatificazione; e per aver avuta anche la sorte di accogliere in un Monastero di Cappuccinelle, ivi fondato col di lui consiglio, la Sorella dell'odierno Principe di Bisignano D. Luigi Sanseverino Padrone di quel Feudo, chiamata nella Religione Suor Mariangiola del Crocifisso, che in ugual concetto di Santità con segni molto straordinarj ai 3. dello stesso Mese di Ottobre dell'anno 1764. volò nel Cielo; essendosi sopratutto segnalata in vita coll'eroica pazienza, con cui sempre gioliva in volto, e quasi sempre ridente soffrì una lunga nojosissiima malattia di ben dieci anni, per la quale le ccuveniva di stare sempre ad un sito, piena di molti, e diversi malori; onde è che di questa, e di tutte le altre sue eroiche virtù, se ne stanno già unendo le prove, per formarsene inbreve giuridica informazione auctoritate ordinaria, non lasciando Iddio a sua intercessione di concedere molte segnalate grazie.


Lorenzo Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, Napoli, 1797

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BISIGNANO città vescovile esente, in provincia di Calabria citra , distante da Cosenza miglia:20 in circa , e sotto il grado 34, 36 di longitudine , e 39, 45 di latitudine. Ella è molto antica, ma non crederei tanto, come si avvisano gli scrittori Calabresi, e tra questi il Barrio , che salva la sua riputazione, non va esente da fanciullagini . Se il P. Fiore, il Marafiori , il P. Amato, si attaccano a racconti favolosi son molto più scusabili (1), come anche il Mazzella (2). Tito Livio (3) la chiama Besidias . Si vuole che ne vecchi tempi si fosse detta però Bescia, indi 'Beretro , e finalmente Besidianum. Ella, vedesi edificata sul dorso di più colli, e in mezzo della medesima ne sorge uno chiamato la Motta, su di cui è fabbricata la sua fortezza. Questa città è nell'umbilico della provincia, avendo il mar Tirreno a ponente, ed il Jonio all'austro.
Il suo territorio è fertilissimo nel dare i generi di prima necessità. Il vino, e l'olio però sono molto decantati, e tra gli ortaggi, i suoi melloni , e vi allignano similmente bene le piante di bambagia, e vi si fa buon lino. Un tempo alcuni de' suoi cittadini si distinsero molto nel lavoro de vasellami, ed in quello di varie fogge di coltelli. I bachi da seta sono un capo di guadagno per la sua popolazione, ed altresì le razze de' cavalli.
Nelle sue montagne vi sono de' boschi, in cui si trova nmolta caccia di quadrupedi, e di volatili. I fiumi Crate, e Moccone, danno gran quantità di trotte, e di anguille, con più altri piccioli pesci.

(1) Nella sua Calabria illustrata , 1. 1. p. 040. 1.217. Marafioti lib. 4. pag. 288. Elia d'Amato nella Pantopologia Calabra , pag. 60. che scrive : pronepote Noe Aschenatio conditore gloriatur. (2) Mazzella nella Descrizione del Regno, p. 140. (3) Livio lib. 30. cap. 19. Vedi il Discorso preliminare pag. C.

Non si può assegnare con certezza quando fosse stata eretta a vescovado. L'Ughelli (1) porta per suo primo vescovo Andreoneo, che nel 743 intervenne nel concilio romano celebrato da Zaccaria, e poi Rainaldo nel 1182, Tommaso Aceti però (2) dice, che nel 970 Ulotto fu vescovo di questa città. Il suo vescovo Friderico nel 1331 fu ammazzato, onde il Papa Benedetto XII scommunicò tutta la provincia indirizzando la sua lettera col datum Avenion. 10 Kal. Junii ann. sexto, all'Arcivescovo di Bari ed al vescovo di Rapolla (3). I paesi della diocesi sono : Acri, Lattaraco, Luzzi, Regina, Rose, Rota, Sanbenedetto Ullano, Sanmartino, Sangiacomo, Santa sofia, Sartano, e Toraneo.
Nel 1026 fu assediata, e presa da' Saraceni (4), siccome avvisa Colaniello Pacca (5).
Nel 1532 i suoi abitatori furono tassati per fuochi 1085, nel 1545 per 1284, nel 1561 per 1449; nel 1595 per 1237 nel 1648 per 1000; e nel 1669 per 541. In oggi ascendono al numero di circa 3350. Tra questa popolazione si praticano quegli atti di umanità per soccorrere i poveri nelle loro indigenze. Vi sono due ospedali per gl'infermị, ed un monte frumentario.
Nel 1610 si possedea da Ursino (6) oggi si possiede dalla famiglia Sanseverino.

(1) Ughelli nell' Ital. Sacr. tom. 1. col. 571. (2) Aceti ad Barrii de antiqu. et sit. Calabr. lib. 5. (3) Ughelli loc. cit. col. 573. (4) Si leggano gli scrittori Calabresi. (5) Pacca nel Cron. d. an. (6) Petit. Relev. fol. 107. a 1.


Carlo A.Barbiellini, Nuova descrizione geografica d'Italia, antica, e moderna, Milano, 1806

Bisignano (Bisinianum, ed anticamente Besidiae), si è una piccola città, fabbricata su di un monte , sette leghe al settentrione di Cosenza, e cinque tra settentrione e ponente da Rossano: ha il titolo di principato, che si spetta alla famiglia de' principi S. Severino: Vi sono 14 chiese parrocchiali, e cinque conventi, oltre la sua chiesa cattedrale; ed il vescovo di Bisignano, in quanto lo spirituale, non dipende che dal papa: nella sua diocesi si sono stabiliti quasi 2,000 Albanesi, che abitano il feudo di S.Sofia, dove hanno due chiese, officiate da un arciprete, e da sette sacerdoci.


Michelangelo Macrì, Memorie istorico-critiche intorno alla vita e alle opere di Monsignore Fra Paolo Piromalli, Napoli, 1824

(a) Il Barrio, lo Strabone di Calabria, così al Lib. V cap. 6 descrive Bisignano: Post Acram vero Seplemtrionem versus m. p. octo Besidia , Besidianum vulgus appellat , civitas vetustissima est , Bescia olim dicta ab Ausoniis condita , ut ait Stephanus , a Romanis interposito i et c in d mutato Besidia , ut Temsa Temesa , et Medma Medama. Sertorio Quattromani nelle note a tal luogo dice, che Pietro Bembo in sais historiis vulgari nomine abutitur , ac Bisinianum appellat. Quidam Germanus Baletram (non già Beretro, come taluno corrottamente dice) olim dictam contendit ; sed longe errat gentium. Il Card. Bembo nel L. III, p. volt. 63 Hist. Ven. edil. Lutet. 1551 fa soltanto motto Bissinianorum principis. Il celebre Gio. Doujat nella nota 8 del L. 30 , cap. 29 di Tito Livio p. 588. Paris 1679 , dice la nostra Città esser dessa il Besidianum d'Antonino corrispondente a Besidiae di Livio; ed il Baudrand to. I. Geogr. p. 161 denomjoa Besidiae , Bisignan Gallis , quasi Bisidianum ... estque satis culta , et circuitus 2. mill. pass. sed montibus altissimis undique vallatur. A buon conto dagli Eruditi credettesi sempre, esser Bisignano la detta Città liviana , benchè probari certoo non videmus al dire dellazione il dì 15 Dicembre dell'anno stesso 1664. Il venerabile Prelato comechè pieno di anni e d'acciacchi contratti in tanti climi diversi a conto del suo lungo ministero e apostolato , pur tuttavia obbedisce a'comandamenti del Sommo Gerarca successor di s. Pietro. Or dall'archivio vescovile di Bisignano ritraggo che nel » colloquio capitolare » quivi tenuto addì 12 di Marzo del 1665 furon destinat.


Attilio Zuccagni Orlandini, Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia e delle sue isole, Firenze, 1845

Circondario di Bisignano.

Città vescovile è Bisignano esente da Metropolitano. Gli storiografi Calabresi la vogliono di una straordinaria antichità: per sostenere quell'asserto cadde il Barrio in funciullaggini, meno scusabili dei racconti favolosi del P. Fiore, del P. Amato, del Marofioti e del Mazzella. T.Livio la chiamò Besidias; vollesi che fosse chiamala anche Besidianum; modernamente il Del Re riconobbe in essa la mediterranea città dei Bruzii chiamata Besidiae in cui i Romani dedussiro una colonia. È situata in un alto bacino ricinto da colline, di mezzo al quale ne sorge una isolata detta La Motta, su cui siede l'antico fortilizio. Ignorasi l'epoca in cui la sua chiesa fu eretta in vescovado: l’Ughelli le assegnerebbe a primo pastore Andreoneo intervenuto nel 743 ad un Concilio celebrato in Roma da papa Zaccaria; poi fa succedere una lacuna di cinque secoli e mezzo circa, citando Rainaldo Vescovo nel 1182; avvertasi però che l'Aceti trovò insignito di quella dignità Ulotto nel 970. Cade qui a proposito il ricordare che nel 1331, il Vescovo Federigo fu assassinato, е papa Benedetto XII lanciò da Avignone la scomunica supra tutta la provincia. Il cronista Pacca prese registro dell'assedio posto a Bisignano dai Saraceni nel 1026, della presa fattane e dei danni che ne conseguirono. La moderna città ha una cattedrale chiamata sontuosa dall'Ab. Sacco e usffiziata da numeroso clero: il Seminario è capace di molti alunni. Vi si contano altresì quattordici chiese parrocchiali; cinque Case religiose; due Ospedali per gl'infermi; due Monti di Pietà ed un Monte Frumentario per la classe indigente. Nei primi anni del secolo XVII erano feudatario l'Orsino; sul cadere del XVIII vi esercitavano il dominio i Sanseverino.



Nicola Corcia, Storia delle Due Sicilie dall'antichità più remota al 1789, Napoli, 1847

A X miglia in circa da Caprasia, nell’umbilico della regione, ma fuori della grande strada che dentro terra l'attraversava, tutti i topografi convengono che sorgesse Besidie, ricordata da Livio tra le piccole città che si diedero a'Romani verso la fine della guerra Cartaginese (1), e che ad un dotto critico è paruta la stessa che Badiza, da Polibio attribuita a'Brezii (2). A confrontarne il nome con una città di Besida nella Spagna (3), la vera lezione sarebbe quella di Livio; e dall'analogia di tal nome da tutti i topografi si conviene che altra non fosse che l'odierna Bisignano.

(1) Liv. XXX , 19. (2) Polyb. ap. Steph. Byz, v. Bádila.- Cf. Sehweighauser ad Polyb. XIII, 10, 1. (3) Ptol. II , 6, 71.


Amato Amati, Dizionario Corografico dell'Italia, Milano, Vallardi, 1868

BISIGNANO. - Mandamento nel Napoletano, provincia di Calabria Citeriore, circondario di Cosenza.
Consta del solo comune omonimo.

BISIGNANO (Besidias, Bescia, Beretrum, Besidianum). - Comune nel Napoletano, provincia di Calabria Citeriore, circondario di Cosenza, mandamento di Bisignano.
Ha una popolazione, secondo l'ultimo censimento (1862), di 4104 abitanti (1924 maschi e 2180 femmine).
La sua guardia nazionale consta di 2 compagnie con 285 militi attivi e 32 di riserva: totale 317 militi.
Gli elettori politici sono inscritti nelle liste elettorali del collegio di Corigliano; nel 1863 erano 85.
L'ufficio postale è a Cosenza.
Pel dazio consumo è comune di quinta classe.
È sede di una giudicatura di mandamento dipendente dal tribunale di circondario di Cosenza.
Il suo territorio è fertilissimo, massime in vini, lini e cereali: nei boschi si fa abbondante caccia, e nei fiumi Crati e Moccone copiosa pesca.
Il capoluogo è una città vescovile, situata sul colle detto la Motta fra il 34° 36' di longitudine e il 39° 45' di latitudine, a levante dal mar Tirreno, a borea dal mar Jonio e da Cosenza, dalla quale dista 33 chilometri.
Questo paese è ritenuto antichissimo dagli scrittori calabresi.
Al tempo dei Normanni fu posseduto da un ricchissimo barone chiamato Pietro Riva, che, fatto prigioniero dal normanno Roberto, dovette pagare forti somme onde riavere la libertà. Da questo fatto vuolsi che Roberto acquistasse il nome di Viscardo od Astuto.



Vincenzo Padula, Protogèa, ossia L'Europa preistorica per Vincenzo Padula, Napoli, 1871

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Bisignano. Corruzione di Besidianum, aggettivo etnico di Besidiae, città ricordata da Livio, e che tolse il nome dall'ebreo Be-sadeh scritto per sin, che significa Nel campo piano; e tuttavia un suo quartiere si appella Piano. Besidiae e Piano sono il medesimo. Le sue fontane hanno tutte nome ebreo. Fria, per esempio, è la contrazione di Phorijah, la fruttifera, la copiosa. Motàra, che il vulgo dice Mortàra, è Mothar, l'abbondante. Pata è Pahhath, la fossa, e Chiju è Chijah (vitam dedit), l'acqua che dà vita.



Stefano Pagliani, Supplemento alla sesta edizione della Nuova Enciclopedia Italiana, Torino, 1891

Bisignano. - Nella provincia e circondario di Cosenza, da cui dista 24 chilometri e nord-nord-est, sulla ferrovia Taranto-Cosenza; 4388 abitanti. Sta su sette colli circondata dai monti, sui fiumi Mucone e Crati, con castello, vescovato, una cattedrale con bel portone gotico, molte altre chiese e un seminario. È la Besidiae degli antichi, e nel 1020 fu presa dagli Arabi siciliani. I Sanseverino presero da essa il titolo di principi di Bisignano.