Principato di Bisignano

Da Besidiae.
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Il Principato di Bisignano emerge come un'entità storica significativa nel contesto del Meridione d'Italia, governata principalmente dalla storica famiglia Sanseverino. Bisignano, come città, è stata per diversi secoli il capoluogo di quello che veniva definito lo «Stato di Bisignano», i cui confini si estendevano oltre quelli della stessa Diocesi.

La storia di questo Principato è caratterizzata da varie vicissitudini, conoscendo momenti di grandezza, floridezza, potenza politica e militare, dominio e splendore, tanto da essere temuto dagli stessi sovrani di Napoli. Tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo, sotto i principi Luca I (con cui inizia la serie Sanseverinesca), Pietro Antonio, e Bernardino I, Bisignano raggiunse un tale livello di floridezza e splendore in ogni campo della vita civile, sociale ed economica da essere soprannominata "la Napoli piccola", quasi una seconda capitale del Regno. In particolare, Pietro Antonio Sanseverino (attivo intorno al 1515) è descritto come un vero principe rinascimentale, noto per la sua liberalità, generosità e mecenatismo, e sotto il suo dominio il Principato raggiunse il massimo della grandiosità, caratterizzata da un'imponente mole di nuove costruzioni residenziali e principesche.

Il Principato era una giurisdizione territoriale, descritta in documenti come le "reintegre" o "platee" dei Sanseverino, che dettagliano i confini, le strutture abitative come il castello e le case, i diritti signorili, le terre date in censo e le convenzioni con le istituzioni religiose. I Sanseverino esercitavano diversi diritti feudali, come il controllo sugli introiti derivanti dalle pene per danni causati dagli animali, la gestione del mercato tramite figure come il catepano, il portulano e la dogana, e diritti derivanti dalla "baiulatio" e dal "bancum iustitiae", le cui prerogative sembrano non essere cambiate sostanzialmente dal Duecento o Trecento. Il Principe era considerato il «Principe Padrone» della Città e del suo Stato, concedeva licenze, ad esempio per la coltivazione o lo sboscamento, confermava la nomina di ufficiali locali come il "mastro giurato" e nominava figure come il castellano. Esisteva un'«Audienza del Prencipe» e una «Camera principale». La corte principesca e la vita pubblica vedevano una distinzione tra le donne dei patrizi e quelle degli onorati e del popolo.

Nonostante i momenti di auge, il Principato conobbe anche fasi di decadenza e abbandono, fino a sfaldarsi e dissolversi. Dopo la scomparsa del principe Nicolò Berardino Sanseverino a Napoli, lo Stato di Bisignano fu smembrato nel 1622, finendo in tronconi tra vari pretendenti con la mediazione della Corona spagnola. La "Casa di Bisignano" subì anche provvedimenti di confisca e di passaggio di uffici governativi e del Principato nelle mani di fautori aragonesi. L'estinzione della discendenza maschile dei Sanseverino si verificò nel 1888 con la morte del principe Luigi.

Il Principato ebbe un rapporto complesso con la Chiesa e le istituzioni religiose. I principi Sanseverino appoggiarono la fondazione di conventi, sostennero economicamente alcune comunità religiose, e il loro consenso fu importante per l'insediamento di nuovi ordini, come gli Scolopi, a cui furono concessi benefici e terreni. Tuttavia, le fonti evidenziano anche ingerenze temporali del Principe negli affari della Chiesa, come il caso del Principe di Bisignano che proibì al vescovo di ordinare alla prima tonsura i chierici della città, un'azione legata principalmente al pagamento delle tasse e al timore che lo status clericale comportasse esenzioni fiscali. La figura del vescovo di Bisignano poteva essere essa stessa quella di un "vescovo-barone", membro di potenti famiglie come i Sanseverino stessi, in grado di imporsi con autorità.

Le fonti e la conversazione menzionano vari Principi Sanseverino, oltre a quelli già citati: Geronimo Sanseverino (coinvolto nella rivolta contro Ferdinando), due principi Carlo (attivi nel 1669-1670), Luigi I (noto per il suo "bigottismo religioso"), e la principessa Erina Castriota Scanderbeg (moglie di Pietro Antonio) e Ippolita Spinelli (moglie del principe Luigi). Si fa riferimento anche alla figura di Tiberio Carafa come principe di Bisignano, Giovanni Battista Melfio, madrigalista di Bisignano, al servizio di un principe Luigi Carafa, la cui opera documentava i legami tra Carafa e Sanseverino.

Il Principato era anche un centro di notevole attività economica, con "gran concorso di negotianti et altri", sebbene i cittadini si lamentassero delle "gabelle exorbitantissime" imposte (come in una petizione a Filippo III). La proprietà fondiaria ("la natura della proprietà in Bisignano") e i diritti ad essa connessi erano centrali nell'organizzazione del territorio.

L'archivio storico della famiglia Sanseverino di Bisignano, ritenuto prezioso, è stato conservato presso l'Archivio di Stato di Napoli.