Differenze tra le versioni di "Gabriele Barrio"

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Nacque il Barrio nella terra di Francica, in Calabria Ulteriore sul principio del secolo XVI. Vestì l'abito chiesastico, e divenuto sacerdote passò in Napoli, e poscia in Roma ove fece buona comparsa, e fu caro ai Cardinali Guglielmo Sirleti, Giulio Antoni Santoro, e Giacomo Sadoleto.
Nacque il Barrio nella terra di Francica, in Calabria Ulteriore sul principio del secolo XVI. Vestì l'abito chiesastico, e divenuto sacerdote passò in Napoli, e poscia in Roma ove fece buona comparsa, e fu caro ai Cardinali Guglielmo Sirleti, Giulio Antoni Santoro, e Giacomo Sadoleto.


Di buona ora si era egli applicato alla lettura degli ottimi autori, e divenne collo studio di essi purgato imitatore e perfetto loro esemplare. Fu così rigido custode del bel parlare del Lazio ed amico , che scrisse ''pro lingua latina'', e nel principio del secondo libro delle antichità di Calabria anatema coloro, che ardissero voltare in lingua volgare le sue produzioni. Nel 1554 pubblicò le piccole ma sensate sue operine: ''Pro lingua latina'' libri III ; ''De aeternitate urbis; et De laudibus Italiae'', le quali furono gradite dai letterati, ed ottennero uno spaccio talmente prodigioso, che l'autore ebbe vive richieste per ristamparle . In fatti avvi una sua lettera del Novembre 1559, scritta da Roma a Pietro Vettori, con la quale lo premura di una nuova edizione delle medesime da farsi dal Torrentino; giacchè egli per lo Maggio dell'anno appresso doveasi trovare assolutamente in Calabria. E certo poi, che i sudetti libri piacquero sommamente ai Romani, per cui il Senato di quella metropoli ne ordinò la ristampa a pubbliche spese nel Campidoglio, che venne alla luce nel 1571, sotto la scorta del patrizio Virgilio Crescenzi, ed aumentata e corretta in molti luoghi dall'autore medesimo - Nell'anno stesso divulgò il Barrio in Roma pe' tipi del De Angelis l'altro suo libro: ''[[De antiquitate et situ Calabriae]]'', quale però riusci zeppo di errori tipografici, in modo che egli pensava di farlo ristampare, ed avea cominciato a stenderne in margine le correzioni lorchè passò all'altra vita dopo il 1577 - L'esemplare così come si trovava da lui postillato fu depositato nella Vaticana, da dove trasselo poi [[Tommasi Aceti|Monsignor Aceti]], ed avendovi unite le sue addizioni, ed i prolegomeni , nonchè alcune osservazioni critiche di [[Sertorio Quattromani]], quali conservavansi manoscritte nella Biblioteca angelica di S.Agostino, lo pubblicò nel 1737 in foglio a Roma con tutta la attenzione possibile; e l'edizione riusci bellissima - Di tale opera si sono dati molti e varii giudizii , ma sempre con passione - Chi l'innalza alle stelle , e
Di buona ora si era egli applicato alla lettura degli ottimi autori, e divenne collo studio di essi purgato imitatore e perfetto loro esemplare. Fu così rigido custode del bel parlare del Lazio ed amico , che scrisse ''pro lingua latina'', e nel principio del secondo libro delle antichità di Calabria anatema coloro, che ardissero voltare in lingua volgare le sue produzioni. Nel 1554 pubblicò le piccole ma sensate sue operine: ''Pro lingua latina'' libri III ; ''De aeternitate urbis; et De laudibus Italiae'', le quali furono gradite dai letterati, ed ottennero uno spaccio talmente prodigioso, che l'autore ebbe vive richieste per ristamparle . In fatti avvi una sua lettera del Novembre 1559, scritta da Roma a Pietro Vettori, con la quale lo premura di una nuova edizione delle medesime da farsi dal Torrentino; giacchè egli per lo Maggio dell'anno appresso doveasi trovare assolutamente in Calabria. E certo poi, che i sudetti libri piacquero sommamente ai Romani, per cui il Senato di quella metropoli ne ordinò la ristampa a pubbliche spese nel Campidoglio, che venne alla luce nel 1571, sotto la scorta del patrizio Virgilio Crescenzi, ed aumentata e corretta in molti luoghi dall'autore medesimo - Nell'anno stesso divulgò il Barrio in Roma pe' tipi del De Angelis l'altro suo libro: ''[[De antiquitate et situ Calabriae]]'', quale però riusci zeppo di errori tipografici, in modo che egli pensava di farlo ristampare, ed avea cominciato a stenderne in margine le correzioni lorchè passò all'altra vita dopo il 1577 - L'esemplare così come si trovava da lui postillato fu depositato nella Vaticana, da dove trasselo poi [[Monsignor Aceti|Tommasi Aceti]], ed avendovi unite le sue addizioni, ed i prolegomeni , nonchè alcune osservazioni critiche di [[Sertorio Quattromani]], quali conservavansi manoscritte nella Biblioteca angelica di S.Agostino, lo pubblicò nel 1737 in foglio a Roma con tutta la attenzione possibile; e l'edizione riusci bellissima - Di tale opera si sono dati molti e varii giudizii , ma sempre con passione - Chi l'innalza alle stelle , e
considera il suo autore come lo Strabone , il Plinio
considera il suo autore come lo Strabone , il Plinio



Versione delle 19:24, 28 mag 2023

Gabriele Barrio

Gabriele Barrio (Francica (CZ), 1506 c.a. – 1577) è stato un presbitero, umanista e storico italiano. Pubblicò in Roma nel 1571, la prima storia della Calabria, De antiquitate et situ Calabriae, scritta in latino e tradotta in italiano soltanto nel 1971. La prima edizione del 1571 si rivelò talmente piena di errori, per cui il Barrio decise di farne una seconda edizione, che purtroppo non fu possibile a causa della sua morte, che avvenne nel 1577. Comunque il lavoro venne completato da Tommaso Aceti nel 1737.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Gabriele_Barrio - https://it.cathopedia.org/wiki/Gabriele_Barrio

da Luigi Accattatis, Le biografie degli Uomini illustri delle Calabrie, Cosenza, 1869

Di questo dottissimo Storico ed antiquario parlano: il tedesco Lipenio nella sua Bibliotheca realis; il Sassone Grevio , che nella sua compilazione del Thesaurus antiq: Ital:, ristampò l'opera del nostro calabrese intitolata De laudibus Italiae; il Burmanno nella continuazione del sudetto Thesaurus del Grevio, in cui venne riportata l'opera grande del Barrio; l'Ughelli, il Coleti , il Mongitore , l'Antonini , il Pratilli, il Mazzucchelli, il Rogadeo, il Tafuri, e per tacere di tant'altri , il Soria nelle sue Memorie Storico - Critiche degli Storici Napoletani, il quale si fa a darne una giusta ed imparziale nozione . Da questi il chiarissimo Conte Capialbi tolse i cenni biografici, che ci pregiamo di trascrivere sul conto del Barrio .

Lo studio dell'antichità (scrisse il Capialbi nella Biografia Napoletana) racchiude in se tanto di piacimento e d'interesse per coloro che li coltivano, che rapisce ed innamora. Molto più, poi, questo diletto ispirano le cose patrie; e si son viste persone consumare intera lor vita ad andagarle, e con somma diligenza tramandarle ai posteri.

Mancava alla Calabria uno scrittore di polso che ne avesse riunito le sparse notizie del suo prisco stato, e con senno e criterio ne avesse disteso la narrazione, quando Gabriello Barrio si accinse all'opera, e riuscì in modo, che tutti coloro i quali vollero tentare la medesima impresa e battere la strada istessa di gran lunga d'appresso rimangono, non che giungano ad oscurarne sua gloria.

Nacque il Barrio nella terra di Francica, in Calabria Ulteriore sul principio del secolo XVI. Vestì l'abito chiesastico, e divenuto sacerdote passò in Napoli, e poscia in Roma ove fece buona comparsa, e fu caro ai Cardinali Guglielmo Sirleti, Giulio Antoni Santoro, e Giacomo Sadoleto.

Di buona ora si era egli applicato alla lettura degli ottimi autori, e divenne collo studio di essi purgato imitatore e perfetto loro esemplare. Fu così rigido custode del bel parlare del Lazio ed amico , che scrisse pro lingua latina, e nel principio del secondo libro delle antichità di Calabria anatema coloro, che ardissero voltare in lingua volgare le sue produzioni. Nel 1554 pubblicò le piccole ma sensate sue operine: Pro lingua latina libri III ; De aeternitate urbis; et De laudibus Italiae, le quali furono gradite dai letterati, ed ottennero uno spaccio talmente prodigioso, che l'autore ebbe vive richieste per ristamparle . In fatti avvi una sua lettera del Novembre 1559, scritta da Roma a Pietro Vettori, con la quale lo premura di una nuova edizione delle medesime da farsi dal Torrentino; giacchè egli per lo Maggio dell'anno appresso doveasi trovare assolutamente in Calabria. E certo poi, che i sudetti libri piacquero sommamente ai Romani, per cui il Senato di quella metropoli ne ordinò la ristampa a pubbliche spese nel Campidoglio, che venne alla luce nel 1571, sotto la scorta del patrizio Virgilio Crescenzi, ed aumentata e corretta in molti luoghi dall'autore medesimo - Nell'anno stesso divulgò il Barrio in Roma pe' tipi del De Angelis l'altro suo libro: De antiquitate et situ Calabriae, quale però riusci zeppo di errori tipografici, in modo che egli pensava di farlo ristampare, ed avea cominciato a stenderne in margine le correzioni lorchè passò all'altra vita dopo il 1577 - L'esemplare così come si trovava da lui postillato fu depositato nella Vaticana, da dove trasselo poi Tommasi Aceti, ed avendovi unite le sue addizioni, ed i prolegomeni , nonchè alcune osservazioni critiche di Sertorio Quattromani, quali conservavansi manoscritte nella Biblioteca angelica di S.Agostino, lo pubblicò nel 1737 in foglio a Roma con tutta la attenzione possibile; e l'edizione riusci bellissima - Di tale opera si sono dati molti e varii giudizii , ma sempre con passione - Chi l'innalza alle stelle , e considera il suo autore come lo Strabone , il Plinio


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