Peste del 1656

Da Besidiae.
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La peste del 1656 rappresentò un evento tragico e devastante per Bisignano, parte di un’epidemia più vasta che colpì duramente il Regno di Napoli. Le fonti forniscono una descrizione dettagliata di questo flagello e delle sue conseguenze sulla comunità bisignanese.

La peste si diffuse per tutto il Regno di Napoli dal 15 maggio al 15 agosto 1656, ad eccezione della Terra d'Otranto. A Bisignano, la peste si intromise verso la metà di maggio e vi durò per diversi mesi, causando grande mortalità. Si credeva che l'arrivo di questa violenta epidemia presagisse la fine del mondo, tale era la sua ferocia soprattutto tra la gente plebea.

La peste del 1656 ebbe un impatto demografico catastrofico su Bisignano. Lo scrittore acrese Vincenzo Padula riporta che, dopo la peste del 1656, tutti i comuni della provincia fecero pubblico strumento con la Madonna per implorare la fine del flagello. A Bisignano, la grave mortalità colpì quasi un quarto della popolazione. Fonti successive indicano che la popolazione di Bisignano, che nel 1656 contava 2295 anime, diminuì significativamente a causa della pestilenza. Una lapide, un tempo incastrata nel pavimento della chiesa cattedrale, commemorava questo evento con le parole: "Peste hanc civitatem vastante die XXVIII augusti MDCLVI" ["Mentre la peste devastava questa città il 28 agosto 1656"].

Di fronte alla gravità dell'epidemia, i cittadini di Bisignano fecero un voto e edificarono la chiesa di S. Sebastiano, scegliendo questo santo come uno dei tutelari contro la peste. Questo atto votivo testimonia la profonda disperazione e la fede della popolazione durante quei tragici mesi. Inoltre, Vincenzo Padula menziona che i comuni della provincia, dopo la peste, promisero solennemente: 1) digiuno nella vigilia; 2) confessarsi e comunicarsi; 3) fare la processione; 4) fare tre giorni di luminarie; 5) digiunare ogni sabato e astenersi ogni venerdì dai cibi pasquali.

Di fronte al pericolo, i baroni, i ricchi e i signori, inclusi i Sanseverino, che possedevano feudi e castelli anche in altre regioni, si trasferirono in luoghi ritenuti più sicuri, come la terra d'Otranto, miracolosamente risparmiata dal contagio. Questo comportamento evidenzia una disparità di risorse e possibilità di fronte all'epidemia. Conseguenze a lungo termine: La peste del 1656 contribuì in modo significativo al declino demografico del Principato di Bisignano. Già nel 1638, a causa di terremoti e altre malattie, la popolazione era diminuita, e la peste del 1656 diede un ulteriore colpo alla città. Il vescovo Giovanni Battista de Paola annotava come fosse difficile trovare uomini validi per il battaglione e la guarnigione della fortezza a causa della morte di molti soldati per la peste. Alcuni storici ritengono che la peste del 1656, insieme ad altre calamità, abbia segnato un periodo di spaventosa recessione e calo demografico nella prima metà del Seicento. La peste è anche menzionata come una delle cause che portarono alla diminuzione del numero di parrocchie a Bisignano.

Inoltre, la terribile peste del 1656, che seminò disperazione e terrore, sembra aver prodotto un'ondata di profondo misticismo superstizioso e fanatico, i cui effetti rimasero vivi nella seconda metà del secolo.

La memoria della peste del 1656 rimase impressa nella storia di Bisignano come un evento luttuoso che decimò la popolazione e segnò profondamente la comunità. La costruzione della chiesa di San Sebastiano e la lapide commemorativa nella Cattedrale ne sono testimonianze tangibili. La peste è anche ricordata come un evento che, insieme ad altri, contribuì al declino del Principato di Bisignano.