Cesare Orlandi

Da Besidiae.
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Cesare Orlandi
ORLANDI, Cesare. – Nacque a Città della Pieve (Perugia), il 26 luglio 1734 da Giovan Girolamo e da Cleria Cinaglia.

La famiglia, composta di altri due fratelli, Giuseppe e Filippo, era originaria della Marca, come egli stesso avrebbe ricordato dichiarandosi «nobile patrizio di Fermo», oltre che di Atri e di Città della Pieve (Delle città d'Italia e sue isole adiacenti. Compendiose notizie sacre e profane, I-V, Perugia 1770-78).

Non si hanno notizie sulla sua formazione fino al trasferimento a Perugia, dove ebbe inizio la sua attività editoriale e letteraria. Qui, nel 1763, costituì una società attraverso cui diede vita alla breve esperienza della Stamperia Bersani; seguì un tentativo, nel 1767, di fondare una tipografia con l'amico Annibale Mariotti, medico e letterato. Grazie alla dote ricevuta dalla moglie, Orsola Valentini, Orlandi fu in grado di rilevare la Stamperia Bersani, precedentemente abbandonata, e di affittarla allo stampatore Carlo Baduel intorno al 1772; ciò gli garantì una rendita regolare, diventata in seguito motivo della causa intentata nel 1808 dai suoi eredi (i figli Cleria, Emilio e Tullio, a cui si era aggiunto un quarto, Tito, avuto dalle seconde nozze con Maria Fabbri) contro il tipografo.

Il legame con Mariotti – dalla corrispondenza del quale si ha notizia di un soggiorno romano di Orlandi nel 1774 – si inseriva all'interno delle frequentazioni cresciute tra gli eruditi perugini durante il pontificato di Clemente XIV e nei primi anni di quello di Pio VI. In questo ambiente contrassegnato da un sostanziale rigorismo, seppur non privo di qualche tenue apertura verso la cultura dei Lumi, Orlandi maturò la sua produzione saggistica e poetica. Dopo essersi dedicato, tra il 1764 e il 1767, a una nuova edizione (ve ne erano già state otto, dopo la prima del 1593) della Iconologia del cavaliere Cesare Ripa perugino, riveduta e accresciuta di suoi interventi, anche iconografici, i suoi interessi si orientarono sempre più verso la ricerca storico-artistica, a cui si ispirarono alcuni suoi contributi sui monumenti perugini, quali la Descrizione della basilica di S. Lorenzo cattedrale di Perugia delle pitture che l'adornano, e di quanto si vede in essa di singolare (Perugia 1776) e Descrizione storica della Chiesa di S. Domenico di Perugia con un'appendice nella quale si dà una breve notizia della fabbrica del tribunale del S. Offizio (ibid. 1778). Parallelamente alle ricerche erudite, coltivò l'interesse per la poesia, soprattutto all'interno dell'Accademia Augusta, di cui fu membro, contribuendo con la sua produzione lirica allo sviluppo degli stilemi arcadici nella provincia perugina.

Le sue prime opere poetiche risalgono agli anni Sessanta del Settecento e riprendono i canoni dei pastori arcadi, con il risultato di una certa artificiosità retorica (per una ricognizione delle opere cfr. Opere poetiche, a cura di P. Tuscano, Perugia 2007). In generale si tratta di versi d'occasione riconducibili a ricorrenze religiose (cfr. San Benedetto al Monte-Casino componimento drammatico nel celebrarsi il capitolo generale della congregazione Cassinese dell'insigne monastero di S. Pietro di Perugia, Perugia 1778), o legate direttamente a particolari momenti del pontificato di Pio VI (come Voti a Maria Santissima perché c'impetri da Dio la tanto bramata preziosa salute del regnante sommo pontefice Pio VI. Egloga umiliata al medesimo Santo Padre dall'afflittissimo, umilissimo, e fedelissimo suo suddito Cesare Orlandi, ibid. 1779), oppure finalizzati alla celebrazione di alcune ricorrenze civili (Al signor conte Ettore Graziani in occasione dello splendido trattamento che da esso si dà alla nobiltà perugina nella nuova magnifica galleria del proprio palazzo in cui la mensa apparecchiata a lauto rinfresco rappresenta gli orti esperidi per le fauste sue seguite nozze colla signora Rosa Morandi ristabilita in perfetta salute dopo vari accessi di febbre che ha ritardata per alcuni giorni la leggiadra festa da esso preparata, ibid. 1777). All'interno di quest'ultima tipologia si contraddistingue, per compiutezza poetica, un precedente sonetto del 1768: La palma per le fauste nozze del nobil uomo sig.or Trajano Vermiglioli patrizio perugino colla signora Chiara Rossi Ballerini.

Nel 1770 iniziò la sua più nota opera, Delle città d'Italia, originale e vasto progetto editoriale finalizzato alla realizzazione di una prima ricognizione dei centri urbani della «nazione» italiana, comprendente l'intera penisola esclusa la sola Savoia per la sua incerta collocazione geografica al confine con la Francia. Tracciandol'evoluzione storica delle città, Orlandi intendeva rivolgersi a un pubblico di viaggiatori, come pure di commercianti, italiani e stranieri (I, Prefazione), fornendo così uno strumento di conoscenza del territorio peninsulare in un momento in cui la sensibilità verso la storia e la cultura italiane andava sempre più diffondendosi tra i membri della 'repubblica delle lettere' (sono gli stessi anni della pubblicazione delle Rivoluzioni d’Italia, di Carlo Denina).

Per la realizzazione dell'opera si avvalse dell'aiuto di amministratori locali di ciascuna città considerata, nella convinzione, non priva di influenze muratoriane, che soltanto gli atti pubblici fossero fonti degne di fede nella ricostruzione storica. Ugualmente a carico delle amministrazioni sarebbero state le spese per la realizzazione delle vedute e delle piante poste a corredo di ogni voce. A testimonianza di tale metodo di lavoro – talvolta disatteso a giudizio di alcuni critici (Sibilia, 1955) – restano, in appendice a ogni volume, un Catalogo de' signori associati nonché tracce documentarie della corrispondenza intrattenuta da Orlandi con le autorità con cui era entrato in contatto. L'opera fu accolta con favore dallo stesso papa Clemente XIV, a cui era dedicata, ma rimase incompiuta a causa della morte di Orlandi, che riuscì ad arrivare soltanto alla pubblicazione del quinto volume (fino al lemma Casale) nel 1778.

Morì a Perugia il 20 dicembre 1779.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Perugia, Archivio notarile, 5620, cc. 519r-521r; Città della Pieve, Archivio diocesano, Archivio della cattedrale, Libro dei battezzati, cartella 778; Novelle letterarie pubblicate in Firenze, Firenze 1764, n. 28, pp. 452 s.; ibid. 1766, n. 46, pp. 727 s.; ibid. 1769, n. 20, pp. 308-310; L. Cicognara, Catalogo ragionato dei libri d'arte d'antichità posseduti dal conte Cicognara, Pisa 1821 (ristampa anastatica, Cosenza 1960), t. 2, p. 281; D.P. Zani, Enciclopedia metodica critico-ragionata delle belle arti, XIV, Parma 1823, p. 161; G.B. Vermiglioli, Biografia degli scrittori perugini e notizie delle opere loro, I, Perugia 1828, p. 244; G. Bolletti, Notizie istoriche di Città della Pieve, Perugia 1830, pp. 29, 166 s., 282; F. Canuti, Nella patria del Perugino, 1926. Note di arte e di storia su Città della Pieve, Città di Castello 1926, pp. 320-322; S. Sibilia, Raffaele Ambrosi De Magistris e la storiografia di Anagni, Roma 1955, p. 29; M.E. Menichetti Bianchi, Annali tipografici di Carlo Baduel. Vita e fortuna di un editore perugino del Settecento, Perugia 1983; E. Irace, Dall'erudizione alla politica: Annibale Mariotti e la scoperta del Popolo medievale, in Annibale Mariotti 1738-1801. Cultura scientifica, storica e politica nell'Umbria di fine Settecento, Atti … 2001, a cura di M. Roncetti, Perugia 2002, pp. 184 s.; Due storici e operatori culturali del 1700: il pievese C. O. e il bovese Domenico Alagna, a cura di F. Santucci - P. Tuscano, Soveria Mannelli 2010 (in particolare A. Batinti - F. Tuscano, C. O. e Città della Pieve, pp. 41 s.).

Fonte

https://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-orlandi_%28Dizionario-Biografico%29/

Bibliografia