Differenze tra le versioni di "Giovan Battista Pacichelli"

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Giovan Battista Pacichelli nacque a Roma, probabilmente nel 1641, da genitori pistoiesi. Non si hanno notizie sull’identità del padre, mentre pare che la madre appartenesse alla famiglia degli Honorati (''Lettere familiari'', I, pp. 404-407). Ebbe sette sorelle, quattro delle quali presero i voti monastici (tre a Pistoia e una a Roma).
[[File:Pacichelli Giovanni Battista.jpg|miniatura|Giovan Battista Pacichelli]]


Da Roma si trasferì giovanissimo a Pisa, dove intraprese gli studi giuridici, laureandosi in diritto civile e canonico. Tornò quindi a Roma, dove proseguì gli studi e si laureò in teologia. Nel 1668 pubblicò a Perugia ''Il Giosia del Vaticano'' (dal nome del re biblico d’Israele), dedicato a papa Clemente IX.


Nel 1669 diede alle stampe, a Roma, lo ''Schediasma. De iis qui nullo modo possunt in ius vocari'' e l’anno dopo, sempre a Roma, la ''Vita del reverendissimo padre f. Gio. Battista de’ Marini maestro generale dell’Ordine de’ predicatori'', ''Della vita della venerabile suor Maria Vittoria Angelini romana tertiaria dell’Ordine dei servi'', e ''I portenti del Divino Amore espressi nella vita della b. Rosa di Santa Maria Limana del Terz’ordine di San Domenico.'' Del 1672 è la stampa del''Tractatus juridicus de distantiis''. Nello stesso anno fu nominato uditore generale alla nunziatura apostolica di Colonia.
==Fonti==


Partì da Roma a fine anno, facendo sosta lungo il tragitto a Firenze, Siena e Pistoia per salutare i familiari. Attraverso Lugano, giunse a destinazione nella primavera del 1673. In quello stesso anno pubblicò a Colonia la ''Chiroliturgia, sive de varia, ac multiplici manus administratione''…, «dove principalmente si trattiene a parlare sulla natura, sulla utilità, e sull’uso della mano» (Capponi, 1878, p. 290), cui seguì, due anni dopo, sempre a Colonia, la ''Diatribe de pede''.
===P.A. Corsignani, Regia Marsicana, Napoli 1738===
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Negli anni della nunziatura, effettuò numerosi viaggi nell’Europa centrale, settentrionale e meridionale, ed «ebbe occasione... di trattare con diversi principi, e ministri di Stato, come anche di osservare le migliori biblioteche, e conoscere i più distinti letterati, che in vari luoghi fiorivano» (Soria, 1781, p. 462). Nel luglio 1673 visitò il Belgio e l’Olanda; nel marzo 1674 si recò a Utrecht, tornò a Colonia e ripartì a maggio per Rotterdam, l’Aia e Amsterdam. Tornato in Germania, andò a Brema, Amburgo e Lubecca. A giugno si spostò a Bruges e quindi in Francia, dove visitò Parigi, la Champagne e l’Artois, per poi giungere nelle Fiandre. Tornato in Germania, continuò a viaggiare fra la Westfalia e la Sassonia, nell’autunno 1674 si recò a Colmar e a Magonza. Nella primavera del 1675 fu la volta dell’Inghilterra, della Scozia e dell’Irlanda; quindi, preso il mare da Dover, giunse in Portogallo e di lì passò in Spagna. Rientrato brevemente a Colonia, nel 1676 intraprese un lungo viaggio attraverso la Svezia, la Danimarca, l’Austria, la Polonia e l’Ungheria. L’anno seguente visitò la Provenza, il Delfinato, la Savoia e ritornò in Italia, dove continuò a spostarsi fra Venezia, Ferrara, Bologna, Modena e Reggio.
===F.A. Soria, Memorie storico-critiche degli storici napoletani, II, Napoli 1781===
PACÍCCHELLI (Gio. Battista) di origine Pistojese , nacque in Roma verso il 1634. Ricevè quivi la laurea dottorale in Teologia, ed in Pisa quella delle Leggi, e fu creato subito Protonotario Apostolico. Nel 1672. venne destinato da Clemente X ad Auditore della Nunziatura di Colonia in tempo, che erasi aperto in quella città un general congresso per terminar le guerre , che mettevano in desolazione la Germania . Ei fatico gloriosamente per servigio della S. Sede , e vantaggio della Chiesa cattolica, e girò a questo fine per la maggior parte della Germania, e quasi che per tutti gli altri Regni di Europa. Ebbe occasione in questi viaggi di trattare con diversi Principi , e Miniftri di Stato, come anche di osservare le migliori biblioteche, e conoscere i più distinti Letterati, che in varj luoghi fiorivano. In Germania fu Giudice delegato della Congregazione Benedettina di Brusfeld; in Londra fu ascritto a quella Real Accademia ; ed in Olanda si legò in forte amicizia con Niccold Heinfio, figlio del famoso Daniele, con cui mantenne dipoi un'erudita corrispondenza. Ritornato in Roma nel 1677 fu accolto benignamente da Innocenzo XI e mentre gli si preparava una nicchia conveniente a' suoi meriti , e alla sua capacità, fu chiamato alla Corte di Parma per Consigliere intimo del Duca Ranuccio II. Fu spedito indi da questo Principe alla Corte di Napoli, come suo Ministro per gli effetti, che possedeva nel Regno, e vi dimorò 15 anni con somma riputazione così presso il Vicerè, come presso i Letterati, e i Nobili. Ricusò una cattedra nell'Università di Pisa, e l'impiego di Storiografo del Re di Spagna , e della Religione Gerosolimitana, non men che il Vescovado di ferentino offertogli da Innocenzo XII ma non potè reprimere la sua passione per viaggiare , e visitò tutte le nostre provincie, coll' isole di Sicilia e di Malta. Dimella finalmente l'amministrazione degli affari Farnesiani , si ritirò in Roma, dove mori nel 1695 in età di circa 61 anno. Queste memorie l'ho tratte dalle sue opere , e trovo di lui degno ricordo nel Mercur. di Olanda, nella Galler. di Miner. t. I. nell'Istor. dell' Imp. Leopoldo del Gualdo, nell'Iter Ital. del Mabillon, e nella Bibl.jur. del Lipenio.
Mentr' egli girava pel nostro Regno, raccolse le più notabili memorie di ciascheduna città, e terra principale, co' prospetti delle medesime, e co' piani topografici delle provincie , e racomandolle allo stampatore Muzio . Costui avendo chiamato a parte del lavoro il Parrini , procacciossi per mezzo di Lettere circolari le notizie degli altri luoghi non offervati dall'Ab. Pacicchelli; e l'edizione cominciò a manipolarsi nel principio del 1695. Ma essendo avvenuta la morte dell'autore restò incagliata per lo spazio di otto annni a capo de' quali comparve alla luce con questo titolo, che espone tutti i capi delle merci avanti la porta della sua bottega.


Rientrato a Roma dalla nunziatura nel 1677, dopo qualche mese passò a Parma, presso la corte del duca Ranuccio II Farnese, che lo nominò agente generale dei suoi possedimenti nel Mezzogiorno (Castellammare, Altamura, Leonessa, Cantalice, Montereale, Campli, Vetrana). Si trasferì dunque a Napoli nel 1679.
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Come agente dei Farnese dovette affrontare problemi di ogni sorta legati all’ordinaria amministrazione dei feudi e alle richieste dei ''cives'' delle singole ''universitates'', ma anche eccezionali, come la deduzione in patrimonio (cioè sotto la diretta amministrazione finanziaria da parte della Camera della Sommaria), di uno dei feudi farnesiani più importanti, quello di Altamura in Terra di Bari (Arch. di Stato di Napoli, ''Arch. Farnesiano'', f. 2020; v. ''Relazione sopra le gabelle di Altamura'', 1685; ''Lettere familiari, istoriche et erudite tratte dalle memorie recondite dell’abate Gio. Battista Pacichelli in occasione de’ suoi studj, viaggi, e ministeri'', Napoli 1695, I, pp. 226-228). Secondo Pacichelli, la responsabilità della critica situazione finanziaria della città era da imputarsi agli stessi abitanti del luogo, che non avevano agito «con sincerità né con fede» (Arch. di Stato di Parma, ''Carteggio farnesiano estero'', Altamura, b. 270: ''Lettera dell’abate Pacichelli al duca di Parma'', Napoli, 26 novembre 1686, cit. in Masi, 1959, p. 207), ma con «fraude e raggiri» (''Lettera dell’abate Pacichelli al duca di Parma'', Napoli, 22 novembre 1687, cit., ibid., p. 216). Per porvi rimedio, egli stesso propose di caricare la tassa sul macinato «per lo sollievo de’ Poveri, più che si può a’ Gentilhuomini et altri facoltosi in vantaggio della Ducal Camera pe’ crediti e per le spese» (''Lettera dell’abate Pacichelli al duca di Parma'', Napoli, 15 aprile 1687, cit., ibid.). Ma il suo tentativo risultò «azzardoso» (''Lettera di Ascolese''  [governatore farnesiano di Altamura nel biennio 1686-87] ''al duca di Parma,'' Altamura, 30 settembre 1687, cit., ibid.) e pertanto fallì.


Pacichelli dovette anche difendersi dagli attacchi personali di un nobile di Altamura, che lo accusò di «mala condotta», denunciando ai Farnese «la sua totale disapplicazione fuori che a recitar Pater nostri» (Arch. di Stato di Napoli, ''Arch. Farnesiano'', f. 2019, ''Lettera del capo dell’Azienda'' [l’insieme di rendite, attività e beni feudali dei Farnese]), Parma, 7 febbraio 1681). In un primo momento a Parma fu valutata l’ipotesi di rimuoverlo dal servizio, ma, dopo che egli ebbe presentate le sue ragioni, fu lasciato al suo posto. Non fu questa tuttavia l’unica volta in cui i Farnese espressero delle riserve sul suo operato: in un’altra occasione, il duca lamentò il fatto che egli fosse «unicamente intento a pescare erudizioni antiche nelle librerie dei claustrali ed a stampare operette di proprio genio» (cit. in Don Fastidio, ''Notizie e osservazioni,''  in ''Napoli nobilissima'', IX [1900], p. 144).


Pacichelli mantenne il suo incarico per 15 anni, declinando l’offerta di una cattedra all’Università di Pisa. Rinunciò anche al vescovato di Ferentino, offertogli da papa Innocenzo IX, dato che, come scrisse, «i vescovadi sono luoghi di fatiga, e non di riposo… Né diviene agevole, o sicuro l’esimersi dalla risiedenza» (''Lettere familiari'', 1695, II, p. 321). Risiedette stabilmente a Napoli, in una sontuosa dimora oltre porta Costantinopoli, godendo di «somma riputazione così presso il viceré, come presso i Letterati e i Nobili» (Soria, 1781, II, p. 463).
===L. Giustiniani, La biblioteca storica, e topografica del Regno di Napoli, Napoli 1793===
GIO.BATISTA PACICHELLI: Il ''Regno di Napoli in prospettiva diviso in XII. provincie''. Nap. 1703. t. 3. in 4. e di nuovo 1735. con rami rozzi daddovero e mal fatti. L'opera è scritta veramente da uomo acciabbattante qual egli era. Lo stesso autore nelle sue ''Memorie de' viaggi'' negli ultimi due tomi stampati nel 1685. ci dà molte descrizioni di città, paesi, terre ecc. del nostro Regno.


Tuttavia, non amò la città, dove si guardava «sempre dalle forme sporche e indiscrete de’ tavernieri, pasticcieri, barbieri e molte altre sorti di botteghieri» (''Memorie de’ viaggi'', 1685, IV, 1, pp. 31 s.) e dove si stupiva per usanze che riteneva stravaganti – «si aborrisce universalmente il passeggiar per le strade, usandosi le ''segge'' fronte a ogni parte, e in qualsiasi tempo» (''ibid''., p. 145) – o malsane: i «Napolitani vivono meno de’ Romani, perché habitan male, gustano il vino sulfureo: per le troppi herbe, frutti, acqua ed olio: per l’intemperanza, mangiando troppo spesso, e per le soverchie paste» (''Lettere familiari'', 1685, II, indice delle materie, ''ad v.Napoli'').
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Da Napoli si allontanò tutte le volte che se ne presentò l’occasione, compiendo numerosi viaggi nel Mezzogiorno continentale, in Sicilia e a Malta. Fissò le sue impressioni di viaggio – ricche di osservazioni acute e vivaci – nelle ''Memorie de’ viaggi per l’Europa christiana,'' pubblicate a Napoli nel 1685 (cinque tomi in 4 volumi), e nelle successive ''Memorie novelle de’ viaggi per l’Europa cristiana'', uscite sempre a Napoli nel 1691 in due tomi. Nel 1691 intraprese la stesura de ''Il Regno di Napoli in prospettiva'', che concluse alla fine del 1692. Quello stesso anno, si trasferì per qualche tempo a Roma, felice di interrompere la «troppo lunga… quarantena» napoletana (''Lettere familiari'', 1695, I, p. 236) e di «esser risorto, fra le maniere più civili, e discrete, di vivere, e di operare» (''Memorie de’ viaggi'', 1685, IV, 2, p. 319), lontano dai «piccioli affari, conforme appunto son hoggi quei del Regno per disgratia di chi gli maneggia» (''ibid.'', p. 320). Nel 1693 videro la luce a Napoli il ''De tintinnabulo nolano'', sull’origine delle campane, e un’opera sulle origini delle maschere, delle parrucche e dei guanti (''Schediasma juridico-philologicum tripartitum in otio Romano canicolari anno Christi MDCXCII de larvis, de capillamentis, de chirothecis, vulgo, mascheris, perruchis, guantis…'').


Nel 1694, alla morte di Ranuccio II, rinunciò al suo incarico presso i Farnese, lasciando «volentieri a’ signori parmegiani, ad ogni ministro di affari piccioli, ed à chiunque vive di opinione, le stanze di Napoli e qualsiasia preminenza nel Regno, per quelle di Roma, lungo tempo sospirate e richieste» (''Lettere familiari'', 1685, II, p. 376). Fu comunque a Napoli che vennero pubblicate nel 1695 le ''Lettere familiari, storiche e erudite''.
===G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VIII, 1, Modena 1812===
I Viaggi dell'abate Giambattista Pacichelli pistoiese, stampati in Napoli in più tomi nel 1685 e negli anni seguenti, contengono molte notizie intorno a diversi regni d'Europa da lui veduti, e anche la storia letteraria può trarne profitto, purchè non credasi facilmente ogni cosa, e si distingua ciò ch'egli stesso ha veduto, da ciò che ha udito narrarsi per tradizione.


Morì a Roma nel 1695.
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G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana - pag.101.png
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La sua opera più nota è la corografia ''Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie, in cui si descrivono la sua metropoli, le sue 148 città, e tutte quelle terre delle quali se ne sono avute notizie, colle loro vedute diligentemente scolpite in rame, oltre alla carta generale del Regno, e quelle delle dodici provincie...'' (il titolo prosegue a lungo illustrando minuziosamente il contenuto). Articolata in tre tomi, in formato in quarto, l’opera venne pubblicata postuma a Napoli nel 1703, per iniziativa di due noti editori del tempo, Michele Luigi Muzio e Domenico Antonio Parrino. Il primo volume, dedicato a Giovanni Domenico Milano, marchese di San Giorgio, venne stampato da Muzio; il secondo, in onore di Francesco Caracciolo, figlio maggiore del duca di Martina, presso la stamperia di Parrino; il terzo, in onore di Nicola d’Avalos, primogenito del principe di Troia ed erede del principe di Montesarchio, venne finanziato da entrambi.


Il ''Regno di Napoli in prospettiva'' si poneva su una linea di continuità con opere dello stesso tenore apparse fra XVI e XVII secolo. Il precedente più illustre era stata la ''Descrittione del Regno di Napoli'' di Scipione Mazzella, la più antica corografia erudita riguardante l’intero Mezzogiorno continentale, pubblicata a Napoli nel 1593. Ma la ''Descrittione'' si ispirava alla tradizione di opere odeporiche umanistiche, che risaliva sino all’''Italia illustrata'' di Flavio Biondo e alla ''Descrittione di tutta Italia'' di Leandro Alberti, discostandosi, al tempo stesso, dalle precedenti descrizioni del Mezzogiorno di Pandolfo Collenuccio, Francesco Mascardi, Camillo Porzio, Marino Freccia, per lo più incentrate sulla sola capitale. Alla ''Descrittione'' di Mazzella aveva fatto seguito nel 1606, con lo stesso impianto, ''Il Regno di Napoli diviso in dodici provincie'' di Arrigo Bacco, seguito da numerose ristampe, fino alla scomparsa del nome stesso dell’autore, sostituito nel 1640 da quello dell’editore Ottavio Beltrano nelle vesti di curatore dell’opera. Rispetto a questi precedenti, ''Il'' ''Regno di Napoli in prospettiva'' si presenta come un’opera più matura e pregevole dal punto di vista letterario, che offre un quadro più puntuale e articolato della realtà provinciale e urbana.
===N. Falcone, Biblioteca storica topografica delle Calabrie, Napoli 1846===
PACICHELLI, GIOVAN BATTISTA. ''Lettere familiari, istoriche ed erudite''. Napoli 1965, vol. 2. in 12.
Patria dell'autore è Roma, dove nacque verso l'anno 1634. Apprese le chiesastiche discipline, e giovane ancora fu dottore in teologia. Studiò anche la scienza del dritto, e ne ottenne la laurea in Pisa. Di grande ingegno, si piacque di coltivare diverse discipline, ed ebbe particolar piacere nel viaggiare, al quale suo desiderio potè adempire nella qualità di uditore della nunziatura di Colonia che gli fu conferita da Papa Clemente X nel tempo in cui conveniva in quella città un generale congresso, ad oggetto di dare un termine alle guerre della Germania. Per diverse delegazioni viaggiò quasi tutta la Germania, ed altri regni di Europa, perlocchè l'amicizia di molti ragguardevoli personaggi di stato, di letterati e di nobili ei procacciossi. Si trovò quindi in tanta fama, che ricusò onorevolissimi posti, come il vescovado di Ferentino, l'impiego di storiografo del re di Spagna, ecc. Accettò nondimeno di esser consigliere intimo di Ranuccio Duca di Parma, dal quale fu spedito nella qualità di ministro alla corte di Napoli, ove dimorò per circa quindici anni, nel quale tempo viaggiò la Sicilia, e le province del regno, descrivendo tutt'i luoghi che visitava. L'autore fu ascritto alla Reale Accademia di Londra, ed in Germania fu fatto Giudice della Congregazione benedettina di Brusfeld. Onorevole menzione si fa di lui dal Mabillon nell' ''Iter. Ital.'', dal Lipenio nella ''Bibl. jur.'' nell'''Ist. dell'Imp. Leopoldo'', nella ''Galler. di Miner.'' Da Soria ''Mem. Stor.'', da Corsignani ''Regia Mars.'', e dal Cav.Rogadeo nel ''Saggio'', ai quali due ultimi il Pacicchelli non va tanto a sangue. L'autore scrisse moltissime opere in latino, ed in italiano idioma, egli medesimo nel suo ''Tintinnabulo nolano'' ne dà il catalogo, e la maggior parte di esse fu pubblicata per le stampe. Pieno di riputazione non bugiarda egli moriva in Roma nel 1695.
Nel secondo volume delle ''lettere familiari'' di sopra cennate trovasi la descrizione di vari luoghi della Calabria, ch'egli visitò in occasione di un viaggio da lui fatto a Messina per la tanto rinomata festa della Lettera.


Nelle 500 carte autografe di Pacichelli, che compongono il cuore dell’opera, confluirono i ricordi e le suggestioni dei luoghi visitati dall’autore nei suoi numerosi viaggi. Alle informazioni di prima mano si aggiunsero, per le epoche più antiche, oltre alle notizie tratte dai compendi storico-geografici che circolavano a quell’epoca (soprattutto di Filippo Cluverio e Flavio Biondo) e dalle sue personali reminiscenze letterarie, anche elementi desunti dagli scritti di autori locali e dalle trascrizioni delle carte di fondi archivistici napoletani, come la Cancelleria angioina e la Camera della Sommaria.
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Le notizie ricavate da questa congerie di fonti riguardavano i caratteri fisici del territorio, la storia, il patrimonio culturale e le tradizioni popolari, il profilo demografico e sociale, le forme di coltivazione del suolo, le specificità climatiche, i caratteri economici, le particolarità architettoniche, la composizione della compagine ecclesiastica, con numerose concessioni ai ''mirabilia''.


Per adeguare l’opera agli ''standard'' dell’epoca, che generalmente prevedevano cataloghi eruditi, statistiche e cronologie, gli editori Muzio e Parrino la corredarono con la lista delle dinastie che si erano succedute nel Mezzogiorno dopo la caduta dell’Impero romano, gli elenchi dei re e viceré di Napoli, dei capitani generali, una nota sui Sette Uffici, una rubrica dei papi e cardinali meridionali, un catalogo della nobiltà napoletana e regnicola, nonché i dati demografici ricavati dalle numerazioni dei fuochi del 1648 e 1669. Parrino curò anche un compendio di leggi, prammatiche, statuti e consuetudini in vigore nel Regno e nella capitale.
===V. Capponi, Biografia pistoiese o Notizie della vita e delle opere dei Pistoiesi, Pistoia 1878===
PACICHELLI GIO. BATTISTA erudito, nacque in Roma, di famiglia pistoiese, antica e nobile, nel 1641. << Sono nato in Roma, così egli scriveva al celebre P Aprosio Agostiniano nel 1678, trentasette anni addietro di antica e nobile discendenza da Pistoia... Studiai ed ottenni la laurea legale nel Collegio di Pisa in età di 14 anni, e quindi fui dottorato nella sacra teologia e in medicina in Roma, dove applicai alle lettere greche ed ebree, dandone saggio in diverse accademie e libri divulgati. Applicai per qualche tempo alla corte in servigio di Clemente XI, il quale prevenuto dalla morte non potè effettuare il disegno di collocarmi in maggior posto. Quindi viaggiai... trovandomi anche agli assedi di Mastrich col re cristianissimo e sotto Bonna col Montecuccoli e l'Oranges>>. (1) Era il Pacichelli in qualità di auditore del Legato Pontificio in Germania; e profittando di codesta occasione visitò i principali stati di Europa, e intorno alle sue peregrinazioni scrisse infinite lettere ai suoi amici d'Italia, le quali poi raccolte da lui, diedero materia a più opere. La prima che pubblicò furono le ''Memorie di Viaggi per l'Europa Cristiana'' (2) Riguardano principalmente la Germania, la Francia e l'Inghilterra, e vi si leggono dei particolari molto utili sulla storia politica e letteraria di quel tempo, e sugli usi e costumi di quei luoghi; e delle osservazioni che mostrano una mente giudiziosa, ed un osservatore imparziale. È vero peraltro che non è da pigliarsi per vero tutto quanto egli racconta, e bisogna saper distinguere ciò che egli stesso ha veduto, da ciò che ha uduto narrare per tradizione. In seguito pubblicò una continuazione a questo suo primo lavoro col titolo: ''Memorie novelle di Viaggi per l'Europa Cristiana'', (3) dedicate al Duca di Parma Odoardo Secondo Farnese; e qualche anno dopo gran parte di queste memorie sotto un'altra forma diede nuovamente alla luce, chiamandolo ''Lettere Famigliari istoriche ed erudite''. (4) Dopo dieci anni di assenza, il Pacichelli tornò in Italia, ed ottenuto intanto in ricompensa de' suoi servigi un benefizio a Napoli, si ritirò in quella città dove morì nel 1702. Durante la sua dimora in Germania, e poi dopo il suo ritorno in Italia, un numero straordinario di lavori ei condusse a termine e stampò, trattando temi svariatissimi, testimonianza non dubbia della sua molta erudizione; tanto che bene a ragione Giovanni Vasco Belga in un suo elogio latino chiamò il nostro autore: ''scientiarum emporium et artium musaeum''. (5) Fra le altre ricorderemo, oltre le ''Memorie'' de' viaggi suoi citati di sopra, un'opera giuridica intitolata ''Schediasma de iis quae nullo modo possunt in ius vocari''; (6) un'altra pure di materia legale ''De iure hospitalitatis''; (7)


Le incisioni sono opera di Francesco Cassiano de Silva, artista di origine spagnola, che alle tavole geografiche, relative alle province del territorio regnicolo, affiancò le ‘prospettive’ dei principali centri urbani meridionali. Per realizzarle, utilizzò in parte una serie di tavole da lui precedentemente composte e in parte rielaborò immagini preesistenti risalenti a epoche precedenti. Compose infine ''ex novo'' le vedute mancanti, a partire da disegni ricavati dall’osservazione diretta dei luoghi.
<br>(1) Lettera al P. Angelico Aprosio, da Parma. del 25 Ottobre 1678 nella Biblioteca della Università di Genova, dove sono pure, oltre questa, altre lettere del Pacichelli.
<br>(2) Napoli, 1685, volumi 3, in 12.°
<br>(3) Napoli, 1690, vol 2, in 12.°
<br>(4) Napoli, 1695, vol. 2. in 13.°
<br>(5) Trovasi stampato in fine alla ''Chiroliturgia'' del Pacichelli.
<br>(6) Romae, 1669, in 4.°
<br>(7) Coloniae, 1675, in 8.°


''Il Regno di Napoli in prospettiva'' riscosse elogi, ma anche critiche severe. Francesco Antonio Soria scrisse che «l’opera sarebbe commendevole se fosse animata dal necessario discernimento, che si desidera in quasi tutte le altre opere di questo scrittore» (1781, pp. 463 s.). Lorenzo Giustiniani si spinse fino a dire che si trattava di opera «scritta veramente da uomo acciabattante qual egli era» (1793, p. 110). Pietro Antonio Corsignani osservò che nel ''Regno di Napoli in prospettiva'' si riscontravano «vari abbagli com’è solito far in quella sua opera, affastellata senza discernimento» (1738, I, p. 277); Gian Donato Rogadeo sostenne che Pacichelli «senza critica alcune accozza[va] notizie triviali» (1767, p. 66). Altri ancora sollevarono dubbi sull’autenticità delle informazioni riportate, nelle quali si sarebbe dovuto «distinguere ciò che egli stesso ha veduto, da ciò che ha udito narrare per tradizione» (Tiraboschi, 1793, p. 98).
la ''Diatriba de Pede'',(1) e quella ''De Distantiis'';(2) e finalmente ''Il Regno di Napoli in prospettiva'',(3) che a giudizio di Boucher nella sua Biblioteca dei Viaggi, fu l'opera la più completa e la più esatta che fino a quei giorni fosse composta intorno al regno di Napoli. Le opere di lui più curiose e anche più ricercate sono però quelle sulla origine delle campane ''De Tintinnabulo Nolano''.(4) la ''Chiroliturgia sive corporis filologici elucidiato'',(5) dove principalmente si trattiene a parlare sulla natura, sulla utilità, e sull'uso della mano; e infine quella sulle origini delle maschere, delle parrucche e dei guanti ''De Larvis, de Capillamentis, et de Chirotechis''.(6)


Dopo quella di Pacichelli, nel 1794 vide la luce un’altra opera di impianto simile: la ''Descrizione di tutt’i luoghi che compongono le dodici provincie del Regno di Napoli'', scritta dal togato napoletano Gerardo Cono Capobianco. A fine secolo, iniziò la pubblicazione del grande ''Dizionario geografico'' di Lorenzo Giustiniani, in cui l’enorme massa di insediamenti meridionali (circa 4000) non venne più raggruppata per provincie, come era stato nelle opere precedenti e nello stesso ''Regno'' di Pacichelli, ma disposta in un unico elenco. Era il segno che i tempi stavano mutando definitivamente. L’avvio delle grandi inchieste pubbliche promosse dal potere centrale – dalla ''Descrizione'' di Giuseppe Maria Galanti all’''Atlante'' di Giovanni Antonio Rizzi Zannoni – sancì la fine della produzione delle corografie erudite, conferendo alla descrizione del territorio un impianto più neutro, secondo la moderna concezione geografica.
<br>(1) Coloniae, 1675, in 8.°
<br>(2) Romae, 1672, in foglio.
<br>(3) Napoli, 1703, in 4.°
<br>(4) Napoli, 1673, in 12.°
<br>(5) Colonia, 1675, in 12.°
<br>(6) Napoli, 1693, in 12.°


Un’edizione anastatica parziale del ''Regno di Napoli in prospettiva'' è apparsa con il titolo ''Puglia ieri. Il Regno di Napoli in prospettiva...'', Bari 1976.
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Biografia pistoiese o Notizie della vita e delle opere dei pistoiesi - pag.290.png
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Fonti e Bibl.: P.A. Corsignani, ''Regia Marsicana'', Napoli 1738, I, p. 277; G.D. Rogadeo, ''Saggio di un’opera intitolata il diritto pubblico e politico del Regno di Napoli,'' Lucca 1767, p. 66; F.A. Soria, ''Memorie storico-critiche degli storici napoletani'', II, Napoli 1781, pp. 462 s.; G. Tiraboschi, ''Storia della letteratura italiana'', VIII, 1, Modena 1793, p. 98; L. Giustiniani, ''La biblioteca storica, e topografica del Regno di Napoli'', Napoli 1793, p. 110; N. Falcone, ''Biblioteca storica topografica delle Calabrie'', Napoli 1846, p. 60; V. Capponi, ''Biografia pistoiese o Notizie della vita e delle opere dei Pistoiesi'', Pistoia 1878, p. 289; G. Masi, ''Altamura farnesiana,'' Bari 1959, pp. 207, 216; ''Viaggiatori del Seicento'', a cura M. Guglielminetti, Torino 1967, pp. 664-668; G. Amirante - M.R. Pessolano, ''Immagini di Napoli e del Regno. Le raccolte di Francesco Cassiano de Silva'', Napoli 2005; F. De Pinto ''et al''., ''Carte dei moderni, repertori degli antichi. Per una cartografia dell’insediamento pugliese fra antico regime e monarchia amministrativa,'' in ''Atlas. Atlante storico della Puglia moderna e contemporanea'', a cura di A.L. Denitto, Bari 2010, pp. 7-28.


==Opere==
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Il Regno di Napoli in prospettiva.png|[[Giovan Battista Pacichelli]], ''[[Il Regno di Napoli in prospettiva]]'', Napoli, s.n., 1703
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[[Categoria:Personaggi]]

Versione attuale delle 19:17, 10 mar 2023

Giovan Battista Pacichelli


Fonti

P.A. Corsignani, Regia Marsicana, Napoli 1738

F.A. Soria, Memorie storico-critiche degli storici napoletani, II, Napoli 1781

PACÍCCHELLI (Gio. Battista) di origine Pistojese , nacque in Roma verso il 1634. Ricevè quivi la laurea dottorale in Teologia, ed in Pisa quella delle Leggi, e fu creato subito Protonotario Apostolico. Nel 1672. venne destinato da Clemente X ad Auditore della Nunziatura di Colonia in tempo, che erasi aperto in quella città un general congresso per terminar le guerre , che mettevano in desolazione la Germania . Ei fatico gloriosamente per servigio della S. Sede , e vantaggio della Chiesa cattolica, e girò a questo fine per la maggior parte della Germania, e quasi che per tutti gli altri Regni di Europa. Ebbe occasione in questi viaggi di trattare con diversi Principi , e Miniftri di Stato, come anche di osservare le migliori biblioteche, e conoscere i più distinti Letterati, che in varj luoghi fiorivano. In Germania fu Giudice delegato della Congregazione Benedettina di Brusfeld; in Londra fu ascritto a quella Real Accademia ; ed in Olanda si legò in forte amicizia con Niccold Heinfio, figlio del famoso Daniele, con cui mantenne dipoi un'erudita corrispondenza. Ritornato in Roma nel 1677 fu accolto benignamente da Innocenzo XI e mentre gli si preparava una nicchia conveniente a' suoi meriti , e alla sua capacità, fu chiamato alla Corte di Parma per Consigliere intimo del Duca Ranuccio II. Fu spedito indi da questo Principe alla Corte di Napoli, come suo Ministro per gli effetti, che possedeva nel Regno, e vi dimorò 15 anni con somma riputazione così presso il Vicerè, come presso i Letterati, e i Nobili. Ricusò una cattedra nell'Università di Pisa, e l'impiego di Storiografo del Re di Spagna , e della Religione Gerosolimitana, non men che il Vescovado di ferentino offertogli da Innocenzo XII ma non potè reprimere la sua passione per viaggiare , e visitò tutte le nostre provincie, coll' isole di Sicilia e di Malta. Dimella finalmente l'amministrazione degli affari Farnesiani , si ritirò in Roma, dove mori nel 1695 in età di circa 61 anno. Queste memorie l'ho tratte dalle sue opere , e trovo di lui degno ricordo nel Mercur. di Olanda, nella Galler. di Miner. t. I. nell'Istor. dell' Imp. Leopoldo del Gualdo, nell'Iter Ital. del Mabillon, e nella Bibl.jur. del Lipenio. Mentr' egli girava pel nostro Regno, raccolse le più notabili memorie di ciascheduna città, e terra principale, co' prospetti delle medesime, e co' piani topografici delle provincie , e racomandolle allo stampatore Muzio . Costui avendo chiamato a parte del lavoro il Parrini , procacciossi per mezzo di Lettere circolari le notizie degli altri luoghi non offervati dall'Ab. Pacicchelli; e l'edizione cominciò a manipolarsi nel principio del 1695. Ma essendo avvenuta la morte dell'autore restò incagliata per lo spazio di otto annni a capo de' quali comparve alla luce con questo titolo, che espone tutti i capi delle merci avanti la porta della sua bottega.


L. Giustiniani, La biblioteca storica, e topografica del Regno di Napoli, Napoli 1793

GIO.BATISTA PACICHELLI: Il Regno di Napoli in prospettiva diviso in XII. provincie. Nap. 1703. t. 3. in 4. e di nuovo 1735. con rami rozzi daddovero e mal fatti. L'opera è scritta veramente da uomo acciabbattante qual egli era. Lo stesso autore nelle sue Memorie de' viaggi negli ultimi due tomi stampati nel 1685. ci dà molte descrizioni di città, paesi, terre ecc. del nostro Regno.


G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VIII, 1, Modena 1812

I Viaggi dell'abate Giambattista Pacichelli pistoiese, stampati in Napoli in più tomi nel 1685 e negli anni seguenti, contengono molte notizie intorno a diversi regni d'Europa da lui veduti, e anche la storia letteraria può trarne profitto, purchè non credasi facilmente ogni cosa, e si distingua ciò ch'egli stesso ha veduto, da ciò che ha udito narrarsi per tradizione.


N. Falcone, Biblioteca storica topografica delle Calabrie, Napoli 1846

PACICHELLI, GIOVAN BATTISTA. Lettere familiari, istoriche ed erudite. Napoli 1965, vol. 2. in 12. Patria dell'autore è Roma, dove nacque verso l'anno 1634. Apprese le chiesastiche discipline, e giovane ancora fu dottore in teologia. Studiò anche la scienza del dritto, e ne ottenne la laurea in Pisa. Di grande ingegno, si piacque di coltivare diverse discipline, ed ebbe particolar piacere nel viaggiare, al quale suo desiderio potè adempire nella qualità di uditore della nunziatura di Colonia che gli fu conferita da Papa Clemente X nel tempo in cui conveniva in quella città un generale congresso, ad oggetto di dare un termine alle guerre della Germania. Per diverse delegazioni viaggiò quasi tutta la Germania, ed altri regni di Europa, perlocchè l'amicizia di molti ragguardevoli personaggi di stato, di letterati e di nobili ei procacciossi. Si trovò quindi in tanta fama, che ricusò onorevolissimi posti, come il vescovado di Ferentino, l'impiego di storiografo del re di Spagna, ecc. Accettò nondimeno di esser consigliere intimo di Ranuccio Duca di Parma, dal quale fu spedito nella qualità di ministro alla corte di Napoli, ove dimorò per circa quindici anni, nel quale tempo viaggiò la Sicilia, e le province del regno, descrivendo tutt'i luoghi che visitava. L'autore fu ascritto alla Reale Accademia di Londra, ed in Germania fu fatto Giudice della Congregazione benedettina di Brusfeld. Onorevole menzione si fa di lui dal Mabillon nell' Iter. Ital., dal Lipenio nella Bibl. jur. nell'Ist. dell'Imp. Leopoldo, nella Galler. di Miner. Da Soria Mem. Stor., da Corsignani Regia Mars., e dal Cav.Rogadeo nel Saggio, ai quali due ultimi il Pacicchelli non va tanto a sangue. L'autore scrisse moltissime opere in latino, ed in italiano idioma, egli medesimo nel suo Tintinnabulo nolano ne dà il catalogo, e la maggior parte di esse fu pubblicata per le stampe. Pieno di riputazione non bugiarda egli moriva in Roma nel 1695. Nel secondo volume delle lettere familiari di sopra cennate trovasi la descrizione di vari luoghi della Calabria, ch'egli visitò in occasione di un viaggio da lui fatto a Messina per la tanto rinomata festa della Lettera.


V. Capponi, Biografia pistoiese o Notizie della vita e delle opere dei Pistoiesi, Pistoia 1878

PACICHELLI GIO. BATTISTA erudito, nacque in Roma, di famiglia pistoiese, antica e nobile, nel 1641. << Sono nato in Roma, così egli scriveva al celebre P Aprosio Agostiniano nel 1678, trentasette anni addietro di antica e nobile discendenza da Pistoia... Studiai ed ottenni la laurea legale nel Collegio di Pisa in età di 14 anni, e quindi fui dottorato nella sacra teologia e in medicina in Roma, dove applicai alle lettere greche ed ebree, dandone saggio in diverse accademie e libri divulgati. Applicai per qualche tempo alla corte in servigio di Clemente XI, il quale prevenuto dalla morte non potè effettuare il disegno di collocarmi in maggior posto. Quindi viaggiai... trovandomi anche agli assedi di Mastrich col re cristianissimo e sotto Bonna col Montecuccoli e l'Oranges>>. (1) Era il Pacichelli in qualità di auditore del Legato Pontificio in Germania; e profittando di codesta occasione visitò i principali stati di Europa, e intorno alle sue peregrinazioni scrisse infinite lettere ai suoi amici d'Italia, le quali poi raccolte da lui, diedero materia a più opere. La prima che pubblicò furono le Memorie di Viaggi per l'Europa Cristiana (2) Riguardano principalmente la Germania, la Francia e l'Inghilterra, e vi si leggono dei particolari molto utili sulla storia politica e letteraria di quel tempo, e sugli usi e costumi di quei luoghi; e delle osservazioni che mostrano una mente giudiziosa, ed un osservatore imparziale. È vero peraltro che non è da pigliarsi per vero tutto quanto egli racconta, e bisogna saper distinguere ciò che egli stesso ha veduto, da ciò che ha uduto narrare per tradizione. In seguito pubblicò una continuazione a questo suo primo lavoro col titolo: Memorie novelle di Viaggi per l'Europa Cristiana, (3) dedicate al Duca di Parma Odoardo Secondo Farnese; e qualche anno dopo gran parte di queste memorie sotto un'altra forma diede nuovamente alla luce, chiamandolo Lettere Famigliari istoriche ed erudite. (4) Dopo dieci anni di assenza, il Pacichelli tornò in Italia, ed ottenuto intanto in ricompensa de' suoi servigi un benefizio a Napoli, si ritirò in quella città dove morì nel 1702. Durante la sua dimora in Germania, e poi dopo il suo ritorno in Italia, un numero straordinario di lavori ei condusse a termine e stampò, trattando temi svariatissimi, testimonianza non dubbia della sua molta erudizione; tanto che bene a ragione Giovanni Vasco Belga in un suo elogio latino chiamò il nostro autore: scientiarum emporium et artium musaeum. (5) Fra le altre ricorderemo, oltre le Memorie de' viaggi suoi citati di sopra, un'opera giuridica intitolata Schediasma de iis quae nullo modo possunt in ius vocari; (6) un'altra pure di materia legale De iure hospitalitatis; (7)


(1) Lettera al P. Angelico Aprosio, da Parma. del 25 Ottobre 1678 nella Biblioteca della Università di Genova, dove sono pure, oltre questa, altre lettere del Pacichelli.
(2) Napoli, 1685, volumi 3, in 12.°
(3) Napoli, 1690, vol 2, in 12.°
(4) Napoli, 1695, vol. 2. in 13.°
(5) Trovasi stampato in fine alla Chiroliturgia del Pacichelli.
(6) Romae, 1669, in 4.°
(7) Coloniae, 1675, in 8.°

la Diatriba de Pede,(1) e quella De Distantiis;(2) e finalmente Il Regno di Napoli in prospettiva,(3) che a giudizio di Boucher nella sua Biblioteca dei Viaggi, fu l'opera la più completa e la più esatta che fino a quei giorni fosse composta intorno al regno di Napoli. Le opere di lui più curiose e anche più ricercate sono però quelle sulla origine delle campane De Tintinnabulo Nolano.(4) la Chiroliturgia sive corporis filologici elucidiato,(5) dove principalmente si trattiene a parlare sulla natura, sulla utilità, e sull'uso della mano; e infine quella sulle origini delle maschere, delle parrucche e dei guanti De Larvis, de Capillamentis, et de Chirotechis.(6)


(1) Coloniae, 1675, in 8.°
(2) Romae, 1672, in foglio.
(3) Napoli, 1703, in 4.°
(4) Napoli, 1673, in 12.°
(5) Colonia, 1675, in 12.°
(6) Napoli, 1693, in 12.°


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