Erina Castriota Scanderbeg

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Erina Castriota Scanderbeg

Erina Castriota Scanderbeg è stata una figura di rilievo legata alla storia di Bisignano principalmente attraverso il suo matrimonio con Pietro Antonio Sanseverino, identificato come il IV principe di Bisignano, figlio di Bernardino I e Eleonora Piccolomini. Le fonti indicano che questo matrimonio avvenne nel 1539. Erina è presentata come l'unica figlia ed ereditiera di Giovanni, duca di San Pietro in Galatina, e perciò nipote diretta o nipote di Giorgio Castriota Scanderbeg, l'eroe albanese che nel XV secolo difese l'indipendenza contro l'invasione ottomana.

Grazie alla sua posizione di ereditiera, Erina portò nel matrimonio con il principe di Bisignano non solo il titolo di Duchessa di San Pietro in Galatina, ma unì allo Stato di Bisignano numerosi altri feudi, tra cui la contea di Soleto, le baronie di Gagliano e Salignano in Terra d’Otranto, e in Calabria, i casali di S.Cosmo, S.Demetrio, Macchia Bavarizza e Orria. Non dimenticando le sue origini, ella sostenne una massiccia immigrazione di albanesi in tutta la provincia di Cosenza.

Dopo la morte del marito Pietro Antonio Sanseverino in Francia nel 1559, la successione nel Principato di Bisignano subì alterne vicende; a causa della minore età del figlio Nicolò Berardino, la vedova Erina Castriota Scanderbeg assunse il governo del feudo.

Il legame di Erina con Bisignano si manifesta in particolare nel suo esplicito desiderio per la fondazione di un monastero di clarisse nella città. La principessa Erina Castriota Scanderbeg avviò i passi necessari presso la Sacra Congregazione per ottenere il decreto di fondazione. Il finanziamento per questa iniziativa era legato a un lascito di 3.000 ducati che ella lasciò per testamento il 15 agosto 1565. La città di Bisignano fu incaricata di finanziare questo lascito. Il decreto di fondazione fu ottenuto, ma la sua effettiva realizzazione era sottoposta alla decisione del vescovo di Bisignano. Ciononostante, in una visita apostolica del 1630, il monastero di S.Chiara veniva registrato come "diruta", ovvero rovinato, nonostante il lascito.

Una fonte descrive la moglie di Pietro Antonio (contestualmente Irene/Erina) in termini critici, definendola "la meno adatta alla natura generosa e all’indole buona del principe", sposata per il titolo e il nome del Casato d'Urbino (sebbene questo non sia il suo casato, il contesto sembra riferirsi a lei), che non portò "nulla in dote" (il che contrasta con l'elenco dei feudi citati altrove) e che, con i suoi "maneggi e la sua grettezza", non solo non seppe assicurare la continuità della stirpe (contraddicendo l'esistenza del figlio Niccolò Berardino), ma fu sconsideratamente artefice della rovina della Casa di Bisignano. Questa fonte evidenzia una forte differenza nell'educazione tra lei, descritta come "rozza e superficiale", e quella di Bernardino (padre di Pietro Antonio, ma probabilmente il riferimento è a Pietro Antonio stesso). Altre fonti si limitano a documentare la sua presenza o le sue azioni senza commenti sul suo carattere.