Congiura dei Baroni

Da Besidiae.
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La Congiura dei Baroni fu una rivolta o cospirazione che ebbe luogo verso la fine del XV secolo. Le fonti la contestualizzano nel difficile rapporto tra il potere monarchico e la feudalità nel Regno di Napoli, e viene menzionato come un elemento di tensione l'interruzione del tributo al Papa da parte di Ferdinando I d'Aragona, re di Sicilia. Questo evento fu così rilevante che una bolla papale del 12 novembre 1485 fu emanata con l'intento di salvare i cospiratori dai delitti di lesa maestà e tradimento, esentandoli dalla superiorità e dal dominio del re Ferdinando e dichiarandoli soggetti alla chiesa romana.

Nel quadro di questa rivolta, la famiglia Sanseverino rivestì un ruolo centrale. In particolare, Girolamo Sanseverino, secondo Principe di Bisignano, fu tra i protagonisti della rivolta. Egli fu scelto per rappresentare i baroni nei negoziati con il re Ferdinando I a Miglionico. Questa scelta fu motivata dal suo alto grado e dalla stima che il re nutriva per suo padre, Luca Sanseverino, il quale, al contrario, era stato un sostenitore della politica spagnola e aveva meritato il titolo di Principe di Bisignano proprio come ricompensa per il suo valore. Il Principe di Bisignano fu attivamente coinvolto nella strategia della congiura. Le fonti narrano di come egli si finse infermo per poter incontrare il conte di Sarno, e insieme giunsero alla conclusione che la loro situazione fosse disperata. La famiglia Sanseverino, di cui Geronimo era esponente di spicco, si riunì nel castello di Diano per decidere il proprio atteggiamento di fronte agli eventi e al prospettato ridimensionamento del potere politico dei baroni e alla riduzione dei loro stati, con la conseguente diminuzione del potere economico.

Fu proprio a Diano che venne stretto un accordo cruciale tra il Principe di Salerno, il Principe di Bisignano e il conte di Samo. Questo accordo prevedeva, tra le altre cose, una specifica alleanza matrimoniale: la figlia del conte di Samo avrebbe sposato il figlio del Principe di Bisignano. Attraverso questo matrimonio, i Sanseverino di Bisignano avrebbero ottenuto il controllo di Ischia e Campania. Le fonti storiche ufficiali dell'epoca, come quelle di Porzio e Notar Giacomo, non riportano un dissenso del principe di Bisignano rispetto a questi accordi, suggerendo la sua piena adesione al piano, comprese le linee di condotta militare e politica e il tornaconto personale. Il castello di Diano, luogo di questi cruciali incontri e accordi, divenne, non a caso, la roccaforte più assediata durante la guerra.

Dopo alterne vicende e tentativi di resistenza, Girolamo Sanseverino fu arrestato nel 1487 per ordine del duca di Calabria, il futuro Alfonso II. La sua tragica fine avvenne nello stesso anno: fu rinchiuso in un sacco e gettato in mare. Questo episodio segnò la fine di uno dei principali esponenti della congiura e rappresentò una dura repressione da parte del potere aragonese nei confronti della nobiltà ribelle. La congiura dei Baroni si concluse con il consolidamento del potere di Ferrante I e un ridimensionamento del potere baronale nel Regno di Napoli.

Dopo la tragica morte di Girolamo Sanseverino, la sua famiglia subì diverse conseguenze. Sua moglie, Giovanella Gaetani dell'Aquila, dovette fuggire con i figli. Uno di questi, Bernardino Sanseverino, ereditò il titolo di principe di Bisignano e continuò la discendenza della famiglia.

La famiglia Sanseverino, nonostante la perdita di Girolamo, rimase una delle più importanti e influenti del Regno di Napoli, con numerosi feudi e titoli nobiliari. Tuttavia, la congiura dei Baroni segnò un momento difficile nella loro storia e portò a un ridimensionamento del loro potere politico.

La storia di Girolamo Sanseverino in questa rivolta è considerata fondamentale per rivisitare l'ultimo ventennio della monarchia aragonese.